Come trattare un uomo che ti ha tradito? La tecnica delle 3 lettere

Quando scopri un tradimento, il primo istinto è quello di proteggerti. Ma come si fa nel modo giusto?

In questo articolo scoprirai:

  • Perché l’istinto di “punire” il partner traditore è controproducente
  • Cosa si nasconde dietro il bisogno di controllo (e come gestirlo)
  • La differenza tra porre confini sani e diventare oppressivi
  • Strategie concrete per comunicare senza distruggere la relazione
  • Come riconoscere quando stai scivolando nella “modalità controllo
  • Il mio approccio terapeutico per elaborare il trauma del tradimento

Quando una donna scopre che il partner l’ha tradita, una delle prime domande che mi sento rivolgere nel mio studio è: “Come devo trattarlo ora? Cosa devo fare per fargli capire quello che ha fatto? Come devo comportarmi dopo un tradimento?. È una domanda comprensibile, nata dal dolore e dalla necessità urgente di rimettere ordine in un mondo che improvvisamente sembra crollato.

Come psicologo che si occupa proprio di tradimenti nella coppia, posso dirti che la scoperta dell’infedeltà è un vero e proprio trauma emotivo. Vedo quotidianamente donne forti e resilienti che si trovano improvvisamente a dover gestire una realtà che non avevano mai immaginato. In questo momento di vulnerabilità, è naturale cercare strategie per proteggere sé stesse e ritrovare un senso di controllo.

Tuttavia, nella mia esperienza professionale, ho osservato che la strada più istintiva – quella di punire, controllare e “rimettere in riga” il partner (un po’ alla Costantino Vitagliano nel trash-drama “The Lady”) – spesso si rivela controproducente. In questo articolo, ti spiegherò perché succede e soprattutto cosa puoi fare di diverso per proteggere te stessa senza distruggere la possibilità di ricostruire.

Una scena estremamente trash, lo so. Ma concedimi questa digressione: a volte, agiamo proprio così nelle nostre relazioni. E se non va bene per Costantino Vitagliano in una webseries trash, non va bene neanche per la tua coppia.

La trappola della “dialettica del cane cattivo”

Dalla mia pratica clinica, ho identificato quello che definisco “la dialettica del cane cattivo“. Si tratta di quella dinamica in cui la donna tradita inizia a trattare il partner come si farebbe con un cane che ha fatto la pipì sul tappeto: “Ora stai nell’angolo fino a quando non impari”.

Cucciolo triste con lacrima, metaforicamente un traditore trattato come un "cane cattivo".

Nella mia esperienza terapeutica, questa modalità si manifesta attraverso comportamenti specifici che osservo frequentemente:

  • Controllo costante dei messaggi e delle chiamate
  • Agghiaccianti interrogatori notturni su dov’è stato e con chi
  • Minacce continue di lasciarlo se “sbaglia ancora”
  • Utilizzo del tradimento come arma in ogni discussione
  • Isolamento sociale del partner (“Non mi fido se esci”)

Perché adottiamo questa strategia?

Come psicologo, posso assicurarti che questa reazione non ti rende una “cattiva persona”. È semplicemente il modo in cui la nostra mente cerca di gestire la paura. Quando veniamo traditi, proviamo a ripristinare il controllo perduto, a gestire l’ansia e ottenere una forma di “giustizia”.

Nel mio lavoro con le coppie, ho notato che spesso le donne tendono a prendersi la responsabilità del benessere relazionale. Ti riconosci? Sei tu quella che generalmente si occupa di “tenere insieme” la famiglia, di gestire i conflitti, di fare in modo che tutto funzioni. È normale che, di fronte al tradimento, tu senta di dover “aggiustare” anche questa situazione.

Quello che ho osservato nel corso degli anni è che le donne mostrano una resilienza straordinaria, ma questo spesso si traduce in un carico emotivo maggiore. Non solo si prendono cura della famiglia e del lavoro, ma sentono anche la responsabilità di mantenere in piedi la relazione.

Il controllo diventa quindi una strategia per gestire questa paura, in una situazione in cui si scopre di non avere il controllo.

Perché la punizione non funziona

Solitamente, la punizione produce effetti opposti a quelli desiderati. Nel mio studio, ho documentato ripetutamente questi pattern disfunzionali:

Crea distanza emotiva

Quando tratti il tuo partner come un bambino che ha fatto qualcosa di sbagliato, lui si allontana emotivamente. Non perché non provi senso di colpa, ma perché è impossibile sentirsi vicini a qualcuno che ci vede come un “problema da correggere“. Ho visto questa dinamica in più casi di quanti ne possa ricordare.

Alimenta il ciclo del risentimento

Più lo controlli, più lui si sente soffocato. Più si sente soffocato, più potrebbe essere tentato di cercare “aria” altrove. È un circolo vizioso molto comune.

Non affronta le vere dinamiche del tradimento

Il controllo si concentra sull’evitare che il traditore tradisca di nuovo. Ma senza affrontare tutto ciò che c’è sotto: magari può funzionare al momento, ma a lungo andare i problemi riemergeranno. Al contrario, lavorando sulle dinamiche più profonde del tradimento, è possibile ricostruire una relazione migliore di prima. In altre parole, è la differenza tra depilarsi con una lametta e fare il laser.

La paura dietro il controllo

Il punto fondamentale che voglio condividere con te, è questo: se senti il bisogno di controllare tuo marito, è perché stai cercando di proteggerti dalla paura. E quella paura deriva dal non aver ancora elaborato il trauma del tradimento.

Nel mio approccio che deriva dal Metodo Gottman, considero il tradimento un trauma relazionale che scuote le nostre certezze più profonde. I sintomi che osservo nei miei pazienti sono simili a quelli del disturbo post-traumatico da stress: pensieri intrusivi, flashback, ipervigilanza, evitamento. Quando questi elementi sono presenti, soffriamo così tanto che non possiamo fare altro che trovare la soluzione apparentemente più ovvia al nostro dolore. Appunto, il controllo.

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Riconoscere la paura per quello che è

Innanzitutto, chiediti: “Cosa sto davvero cercando di evitare?”. Nella mia esperienza clinica, le risposte più comuni sono la paura di essere tradita di nuovo, di sentirsi presa in gira, di non essere abbastanza, di perdere il controllo sulla propria vita, o di sembrare “stupida” se si fida di nuovo.

Questo è un ottimo primo passo per riconoscere le proprie emozioni e le cause dietro i propri agìti. Vediamo quindi…

Come trattare un uomo che ti ha tradito: cosa funziona e cosa no

Ecco alcuni modi di trattare un uomo che ti ha tradito che vi aiuteranno ad andare avanti come coppia:

Stabilisci confini chiari, non controlli oppressivi

Distingui confini sani e controllo oppressivo.

Invece di: “Adesso devi darmi tutte le password e devo sapere sempre dove sei”,

Prova: “Ho bisogno che tu sia trasparente con me. Se esci, dimmi dove vai e con chi. Se fai tardi, avvisami.”

La differenza è fondamentale: nel primo caso stai assumendo il ruolo di controllore. Nel secondo, stai comunicando un bisogno legittimo.

Trasformare la rabbia in un passo in avanti

Nella mia pratica clinica, utilizzo spesso tecniche mutuate dalla terapia strategica e dalla terapia breve centrata sulla soluzione. Ti propongo quindi quella che potremmo chiamare la “tecnica delle tre lettere” per gestire la rabbia dopo un tradimento e trasformarla in un passo avanti nella relazione.

3 Lettere scritte a mano per superare la rabbia dopo un tradimento

La tecnica delle tre lettere per superare un tradimento

Prime “X” lettere – Il vomito emotivo: procurati la carta da lettere più bella che trovi (cerca su Amazon se non la trovi in cartoleria) e la penna più bella che hai. Immagina di essere la protagonista di un film che scrive una lettera d’amore: saresti in un bel posto, con una bella musica, una bella ambientazione. Magari fuori casa, in un parco, sulla spiaggia. Insomma: un posto bello.

Dedica uno spazio ogni giorno, in questo bel contesto, a scrivere una lettera che inizia con “Caro (nome di tuo marito),”, vai a capo e invece di scrivere una lettera d’amore, scriverai una lettera di rabbia. Per cui giù di insulti, maledizioni, parolacce. Esagera anche un po’: immagina di voler ferire quella persona il più possibile, in un modo subdolo e cattivo. Butta fuori il veleno che hai dentro. Una volta terminata la lettera, piegala e mettila da parte senza rileggerla e senza consegnarla.

Ripeti questa operazione ogni giorno, finché non scriverai “Caro …, non ho più nulla da dirti“. Distruggerai a questo punto tutte le lettere. Una volta fatto questo, passa alla lettera successiva. Ricorda che se la rabbia riemerge, puoi rifare questo esercizio ogni volta che ne senti il bisogno.

Seconda lettera – La lettera magica: scrivi tutto ciò che farebbe tuo marito se durante la notte succedesse una magia che lo farebbe agire proprio come vorresti. Sia come agirebbe per riparare alla sofferenza che ti ha procurato, sia come vorresti che si comportasse nella vostra relazione. Scrivi azioni concrete che noteresti, e quali effetti avrebbero su di te.

Ad esempio: “Claudio, quando fa tardi a lavoro, mi avvisa con un messaggio. Questo significherà che sento rispetto da parte sua e che sarò più comprensiva. Quindi non mi arrabbierò e anzi lo accoglierò col sorriso, pensando che ha lavorato duramente e che lo apprezzo per questo.

Anche questa rimane privata, ma ti aiuta a chiarire i tuoi bisogni e a proiettarti in un futuro che puoi realizzare.

Terza lettera – Il dialogo maturo: Solo questa potresti consegnarla (o ancora meglio, leggere ad alta voce a tuo marito). Scrivi quello che vuoi comunicare in modo costruttivo, esprimendo sentimenti e aspettative senza attacchi personali. Parla delle tue sensazioni, delle tue paure, dei tuoi desideri e di ciò che comporterebbero per te (come nella seconda lettera). Ricorda di prenderti la responsabilità dei tuoi sentimenti, parlando di quello che provi e non di quello che ha fatto lui.

Ad esempio, invece di: “Con il tuo tradimento, mi hai strappato il cuore e l’hai dato in pasto ai cani, e ora per colpa tua soffro notte e giorno”, prova: “Mi sento angosciata, spaventata, e vorrei sentirmi più ascoltata e supportata nell’attraversare la mia sofferenza. Vorrei che lo facessi prendendoci lo spazio per parlare quando te lo chiedo: questo mi aiuterebbe ad elaborare il dolore e mi farebbe capire quanto tieni a me.”

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Lavora sul trauma

Questo è un fattore più complesso, che sarebbe meglio evitare di leggere su un blog. In altre parole, è qualcosa per cui eviterei il “fai-da-te”. Ma è importante: perché un lavoro sul trauma, aiuta a rimettere il passato nel passato.

Come dico spesso, quando guidiamo è importante essere consapevoli di cosa c’è dietro di noi. Però se passiamo tutto il tempo a guardare nello specchietto retrovisore, è facile schiantarsi. Ecco: quando viviamo un trauma, non facciamo altro che vivere in un eterno passato. E il risultato non può essere nulla di buono.

Una coppia migliore di prima?

Scoprire un tradimento ti cambia. È inevitabile. Ma puoi scegliere se farti cambiare in peggio o utilizzare questa crisi come opportunità per diventare una versione più forte e consapevole di te stessa.

Quando siamo spaventati e feriti, possiamo decidere di puntare un faro sui comportamenti del partner traditore. Fare un po’ “i carabinieri”. Oppure possiamo scegliere di essere gli architetti di una nuova relazione più solida di prima.

La seconda opzione, che propongo sempre ai miei pazienti, richiede più coraggio. Ma ti restituisce una possibilità concreta di andare avanti con la consapevolezza di aver superato anche questa.

Se vuoi, puoi prenotare una call conoscitiva gratuita con me per valutare se poter lavorare insieme.

FAQ

Devo perdonare immediatamente un tradimento per non sembrare vendicativa? No. Il perdono è un processo, non un interruttore. Prenditi il tempo di elaborare il trauma. Un perdono prematuro potrebbe nascondere emozioni non elaborate che emergeranno più tardi.

È normale voler controllare tutto quello che fa? È normalissimo. Nella mia esperienza clinica, osservo che è la risposta naturale del cervello al trauma. Ma riconoscere che è normale non significa che sia efficace per la ricostruzione della relazione.

Quanto tempo devo scrivere le lettere di rabbia? Non c’è un tempo fisso. Alcune mie pazienti scrivono per due giorni, altre per settimane. Altre interrompono e poi riprendono.

Devo raccontare a tutti quello che ha fatto? È comprensibile voler cercare supporto negli altri, ma usare la divulgazione come punizione è controproducente. Scegli una persona fidata “amica della coppia” che possa davvero supportarti nel processo di guarigione.

Come faccio a sapere se sta davvero cambiando? Guarda i fatti, non solo le parole. Si sta impegnando a dimostrarti il suo cambiamento? Accetta di fare terapia di coppia? Ha chiuso ogni contatto con l’altra persona? È trasparente? Il cambiamento si vede nelle azioni costanti nel tempo.

È possibile che la relazione diventi migliore di prima? Sì, e lo vedo spesso con i miei pazienti. Quando una coppia attraversa e supera insieme una crisi così profonda, spesso sviluppa strumenti di comunicazione e intimità che non aveva prima. Ma richiede impegno da entrambe le parti.

Cosa fare se durante la tecnica delle lettere mi sento peggio? È normale sentirsi emotivamente scarichi dopo aver “vomitato” la rabbia. Se però ti senti sopraffatta o hai pensieri autolesivi, interrompi l’esercizio e contatta un professionista. La tecnica deve liberare, non soffocare.

Devo mostrare la terza lettera a mio marito? Non è obbligatorio. Puoi anche leggerla ad alta voce durante una conversazione. L’importante è che diventi uno strumento di comunicazione autentica, non un’arma per ferire.

Bibliografia

  • Giacobbi, M. & Iengo, M. (2023). Psicologia del Tradimento: Conoscerlo, Prevenirlo, Superarlo.
  • Gottman, J., & Gottman, J. (2017). The natural principles of love. Journal of Family Theory & Review, 9(1), 7–26.
  • Perel, E. (2017). State of Affairs: Rethinking Infidelity. Harper.
  • Glass, S. P., & Staeheli, J. C. (2003). Not “Just Friends”: Rebuilding Trust and Recovering Your Sanity After Infidelity. Free Press.

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maurizio iengo psicologo

Maurizio Iengo

Psicologo, formatore e consulente. Membro dell'American Psychological Association. Da anni studio e pratico l'ipnosi, oltre ad essere formato nella tecnica EMDR - lo strumento più scientificamente validato per il lavoro sul trauma. Collaboro con Psicohelp, uno dei maggiori portali di terapia di coppia in Italia. Ho un master in Terapia e Clinica del Legame di Coppia e sono autore di vari libri, tra cui "Tornare a Vivere", "il Salvacoppie", "La Trappola della Felicità".

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