Superare la Fine di una Relazione tra Ossessione e Limerenza

Forse avrai già sentito dire che la fine di un amore può essere vissuta come un vero e proprio lutto. Rispetto a chi soffre per la morte di un caro però, chi soffre per un amore perduto vive un fenomeno molto più insidioso: la speranza del ritorno. Questa speranza spesso si trasforma in una tragica ossessione, da cui è difficile uscire.

Il testo si pone come un manuale pratico per superare la fine di una relazione, conoscere il fenomeno della limerenza e imparare a guardare l’amore con altri occhi, per ricostruire una vita piena e felice. Attraverso un viaggio tra i sintomi più comuni del “mal d’amore” ed esercizi pratici per affrontarli, il lettore scoprirà gli inganni della propria mente e apprenderà degli strumenti concreti per vincerli.

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Superare la fine di una relazione è possibile… 

…se sfatiamo alcune credenze errate sull’amore. Il nostro viaggio inizia proprio da qui, cercando di rispondere nel modo più scientifico possibile alla domanda: “Cos’è l’amore?”.

Impareremo poi a guardare al lutto in un modo diverso, per poi addentrarci nella parte pratica con le “regole di sopravvivenza”: cosa fare e cosa non fare dopo una separazione o un divorzio.

Affronteremo, con dei capitoli ed esercizi dedicati, anche i sentimenti più comuni che seguono la fine di una relazione: la rabbia, il desiderio di vendetta, la tristezza.

Infine, ampi capitoli dedicati ai pensieri ossessivi, alla limerenza e alla ricostruzione di una vita piena e felice.

L’indice

  • Indice.
  • Introduzione.
  • Di cosa parliamo quando parliamo d’amore?
  • Capitolo Primo. Passa, davvero.
  • Capitolo Secondo. Prendersi cura di sé.
  • Capitolo Terzo. Una teoria sull’amore.
  • Capitolo Quarto. L’esperienza del lutto.
  • Capitolo Quinto. Regole di sopravvivenza.
  • Capitolo Sesto. Mindset e gratitudine.
  • Capitolo Settimo. La rabbia, e come superarla.
    • APPENDICE. Occhio per occhio, dente per dente.
  • Capitolo Ottavo. Stare bene da soli.
  • Capitolo Nono. I pensieri ossessivi.
  • Capitolo Decimo. La limerenza.
  • Conclusione. Orfeo: guardare avanti e tornare a vivere.

Un estratto dal Libro

“Non la trovo un’altra persona come lei: era speciale”. 

“Avevamo costruito un rapporto unico, che non ritroverò mai più”.

“C’è solo un’anima gemella. Io l’avevo trovata e ora è persa per sempre!”.

“Resterò da solo/a: ormai devo rassegnarmi a prendere un gatto”.

“Continuo a pensare che da un giorno all’altro, potrebbe ritornare…”.

Ecco, queste sono solo alcune delle cose che sento dire ogni giorno. E queste sono, perdonami la franchezza, sciocchezze

È chiaro che, in questo momento, sono questi i pensieri che affollano la tua mente. È chiaro che alcuni pensieri ti raggiungano involontariamente, e che siano, almeno in parte, fuori dal tuo controllo. 

Più avanti avremo modo di parlare a lungo dei pensieri intrusivi e delle tecniche per imparare a gestirli. Ma adesso, come prima cosa, devo darti una notizia sconvolgente: l’anima gemella non esiste, e, se anche esistesse, di certo non l’avresti trovata tra sette miliardi di persone, proprio nel paesino dove vivi e che conta a malapena diecimila abitanti. 

Allo scopo di esercitare la fantasia, ti propongo un esercizio immaginativo. 

Illudiamoci per un istante che l’anima gemella esista. Sarebbe una persona con cui potresti condividere tutto: credenze, ideali, ragioni di vita.

Bene, adesso pensa a questo: se la persona che avevi accanto fosse stata la tua anima gemella… sarebbe proprio una vera e propria truffa, essendo proprio quella che ti ha piantato in asso!

Ora, voglio subito darti un’altra notizia scioccante: non esiste neanche l’essere insostituibili forse la cosa ti sconvolgerà, ma la maggior parte delle persone, dopo una rottura, riesce a ricostruire relazioni sane e gioiose con persone nuove. 

La maggior parte delle persone riesce a costruirsi una vita nuova, con una persona nuova, con cui riesce a sviluppare addirittura più affinità che con la persona precedente. Non perché siano “anime affini”, ma perché la fine della precedente relazione gli ha insegnato qualcosa. In altre parole, aver vissuto la fine di un amore le ha aiutate a vivere meglio il successivo.

Ti dirò di più: ho seguito diverse persone che non desideravano altro che riconquistare l’ex. Talvolta ci riuscivano, e, quando questo accadeva, erano spesso loro stesse coloro che finivano per chiudere la ritrovata relazione! 

[…] È il caso di Giulia, 45 anni e sposata da quando ne aveva 20, che una mattina mi contatta perché è in fase di separazione. Il marito continua a vivere in casa con lei e le tre figlie, nonostante frequenti un’altra donna molto più giovane da oltre sei mesi. 

Inizialmente, Giulia vuole dunque riconquistare il marito, un uomo tradizionalista e molto sicuro di sé che tende a sminuirla continuamente.

Infatti, il sentimento che Giulia prova maggiormente è la rabbia, ed è proprio questa rabbia che tiene in piedi il desiderio di riconquistare il marito. Una situazione apparentemente paradossale che, in realtà, è molto comune. 

La rabbia, di fatto, nasconde il senso di inferiorità che negli anni il marito è riuscito ad instillare in Giulia. In un matrimonio durato per metà della sua vita, lei è sempre stata abituata ad essere “schiacciata”, sminuita. Il risultato è che ora ha una profonda e radicata convinzione di “non poter non stare” con il marito. 

Perché è quella la realtà che Giulia ha conosciuto sin da ragazzina, 

perché è convinta di dover continuare a ricoprire unicamente il ruolo di madre e moglie, 

perché è sicura di essere dipendente dal marito.

In altre parole, perché non conosce il suo valore al di fuori del suo matrimonio e della sua famiglia.

L’ovvia conseguenza è che non si considera una donna “completa” se non in una relazione.

Giulia, dopo un percorso con me, è riuscita a capire il suo vero valore. Lavorando sulla rabbia in primis, e poi sul riconoscere il proprio valore e la propria indipendenza, è riuscita a superare delle convinzioni limitanti e a tornare a darsi valore.

Alla fine del nostro percorso, queste sono state le sue parole:

“Ho capito che non è l’uomo che voglio vicino. Non mi merita ho rinunciato al lavoro per lui, per stare con le bambine mentre lui lavorava… ma non sapeva far altro che lamentarsi e non vedere il mio valore. Mi ha fatto sempre sentire come “un niente”. L’unica cosa di cui non mi pento sono le nostre figlie”.

Poco dopo queste parole, Giulia si è finalmente imposta sul marito e gli ha chiesto di lasciare la casa. 

Mi ha detto che si è resa conto di quanto fosse stata fortunata ad essere stata lasciata: se ciò non fosse successo, sarebbe rimasta intrappolata a vita in un matrimonio mediocre. 

Forse starai pensando: “…ma la mia relazione era perfetta!”. Riflettiamo un attimo: se la tua relazione fosse stata perfetta, si sarebbe davvero interrotta? Ho l’impressione che quando due persone si lasciano, è sempre perché alla base c’è qualcosa che non va. In un certo senso, una relazione è un po’ come un palazzo. Un palazzo può essere forte e solido visto dall’esterno, ma avere muri crepati se guardato dall’interno. Ecco, i palazzi non cadono senza un motivo. È vero, la caduta può essere causata da un terremoto. Ma se le fondamenta sono deboli, è molto più facile che il palazzo crolli. 

Allo stesso modo, prendiamo come esempio un “classico” dell’interruzione di un rapporto: uno dei partner scopre un tradimento. In molte culture,  questo è considerato come un qualcosa di imperdonabile – e, addirittura, perdonare un tradimento può essere vista come una cosa “disonorevole”. 

“Ma come, ti ha tradito e non l’hai cacciato a calci!?”

“Davvero l’hai perdonata per il tradimento? Io preferirei stare da solo che con una che mi mette le corna!”

Nonostante tutto, in Italia il 70% delle coppie sposate continua a stare insieme dopo un tradimento. Certo, i fattori sociologici possono essere svariati: dal conservatorismo alle questioni finanziarie (il cosiddetto “mantenimento”), ci saranno sicuramente mille motivi diversi per cui questo accade.

Una cosa, però, è sicura: è molto più difficile scuotere una relazione solida, rispetto ad una che ha già delle crepe.

Con i miei pazienti, faccio un lavoro che si basa anche sul comprendere quali fossero i problemi all’interno della relazione (in ottica di miglioramento per prepararsi a quelle future!). Spesso, escono fuori cose interessanti che i miei assistiti tendevano a sottovalutare.

Voglio sottolinearlo perché, anche se non te ne sei accorto, probabilmente già da tempo c’erano delle cose che non andavano. 

E tutto il dolore che stai vivendo ora, è in realtà un’occasione per capire in cosa puoi migliorarti e quale tipo di persona vuoi accanto.

Per ora voglio tranquillizzarti, perché questo momento di dolore passa. 

Davvero, 

passa.