Superare la fine di una relazione a 50 anni

Negli ultimi decenni la società italiana è molto cambiata, conformandosi a quella che sembra essere una tendenza della cultura occidentale: meno modelli rigidi e più flessibilità anche nel portare avanti un rapporto.

Oggi sono possibili relazioni che solo trent’anni fa apparivano improbabili, soprattutto nelle modalità in cui si vive la vita di coppia.

Relazioni a distanza che nascono sui social media e rapporti di lunga durata che terminano con un whatsapp. Coppie formate da persone che si ritrovano dopo decenni.

Dal punto di vista sociologico e di mera osservazione statistica è anche cambiata la natura della coppia, il modo in cui si forma. Nonostante l’amore, l’infatuazione e l’innamoramento si producano nelle stesse modalità di sempre, cambiano dei fondamentali che necessariamente alterano le dinamiche della coppia.

Innanzitutto, ci si sposa più tardi. Poi si sperimenta molto più spesso la convivenza prima (o in sostituzione) del matrimonio e si fanno figli più tardi. Tra l’altro, molto meno che in passato.

Gli economisti e la politica attribuiscono questi elementi a vari fattori, talvolta contraddittori. Ad esempio, i paesi avanzati mostrano una contrazione della curva demografica, ma spesso ci dice che non facciamo più figli perché non ci sono le condizioni economiche per farlo.

Quali siano i motivi, siamo di fronte a cambiamenti radicali che influenzano anche la prospettiva individuale.

Se nel 1980 avere 40 anni significava essere già oltre la metà del proprio percorso lavorativo, con una famiglia già formata, oggi questo aspetto è completamente mutato.

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A 40 anni, la famiglia si è appena formata e nel caso del lavoro – se va bene – si è ancora nella prima fase di tutta la carriera.

Questo spostamento in avanti dipende da altri fattori non indifferenti:

  • la qualità della vita è migliorata di parecchio: si vive più a lungo e meglio.
  • fare figli tardi non ha più lo stigma sociale di prima.
  • la società non è più chiusa ma globale, per cui si è aperti a nuove esperienze.

Questa breve premessa sociologica serve per dire che ricominciare a 50 anni è diventato molto più comune di quanto si pensi.

Anzi, le tendenze dimostrano che anche i divorzi e le separazioni – ovviamente in aumento – si situano nella fascia 45-55.

Questo cambiamento è rilevante rispetto agli ultimi 20 anni: ancora negli anni ’90 del secolo scorso avere 60 anni significava essere “anziani“.

Ma siccome la fascia di “anziani” stava diventando predominante, si è preferito parlare di Terza Età. Sia per una questione di correttezza formale, sia perché stava diventando impossibile chiamare “anziane” persone che erano effettivamente attive. In ogni direzione.

Questa definizione poi trova riscontro nei cambiamenti legislativi che da un lato mirano a estendere le protezioni sociali fino ai 35 anni (con risultati spesso giudicati insufficienti) e dall’altro innalzano la soglia per il pensionamento fin quasi ai 70 anni.

Insomma, a 50 anni è abbastanza normale che si verifichi una rottura perché si avverte la prospettiva di una vita ancora da vivere.

Se negli 70-80 post introduzione della legge sul divorzio era normale considerarsi “sistemati”, una volta passati i 50 (ovvero con figli grandi e un lavoro avviato verso l’ultima fase della carriera), oggi non è più così.

Per cui, se appartieni a questa fascia d’età non preoccuparti. La vita non è finita qui.

E vale per entrambi i sessi: le ricerche infatti dicono che la differenza d’età tra i coniugi, al primo matrimonio, si assottiglia sempre più.

Nel 2020 per gli uomini è di 34.1 mentre per le donne è di 32 spaccati. Nel 2008 la differenza era superiore di 6 mesi e l’età media femminile del primo matrimonio si attestava a 29,4 (sempre dati Istat).

Ovviamente uomini e donne vanno incontri a dubbi, problemi, difficoltà ad accettare la nuova situazione, paura di non sentirsi all’altezza (l’orologio biologico tende a giocare brutti scherzi).

I 50 anni di oggi, non sono più quelli di ieri: la vita ricomincia, e possiamo goderne a pieno con una maturità e una consapevolezza che non avevamo prima!

Non si è più soli come prima

Una persona di 50 anni oggi è cresciuta in una società diversa, come detto in precedenza. Ed essendo stata educata secondo i canoni di una società ancora più legata a valori del passato, potrebbe pensare di essere nella stessa condizione in cui sarebbero stati i propri genitori.

I cambiamenti della società producono situazioni familiari differenti e occasioni e opportunità che prima non esistevano.

È possibile ricominciare la vita a 50 anni proprio perché ci sono tante persone nella stessa condizione, nella stessa fascia d’età.

È anche normale e comprensibile sentirsi amareggiati, sconfitti, e avvertire una sensazione di rabbia mista a rancore per il tempo che è ormai passato.

Ma la verità è che se si mantiene un certo equilibrio psicofisico, cioè non ci si abbandona a sé stessi infliggendosi dei danni, è possibile riprendere a vivere. E ricominciare una nuova vita.

Accettare la separazione da adulti

Il vero problema è superare la rottura. Accettare la nuova fase dell’esistenza dopo averne vissuta una per tanti anni, alla quale ci si era abituati.

È normale sentirsi travolti da un’onda gigante di emozioni. Vale per tutti.

Non esiste una risposta “razionale”, “logica”, “oggettiva” ed “ideale”. Molte vite sono sovrapponibili nella loro dinamica, ma ogni vita è diversa dalle altre, per cui tentare di catalogare il novero di reazioni possibili e come gestirle, sarebbe difficoltoso in poche righe.

Ciò che è certo, è che durante una separazione, ci sono in ballo delle emozioni forti, ed è giusto che sia così.

Ma queste emozioni, non devono portare a un processo.

Un processo contro di te, che ti vittimizza al punto da non riuscire a trovare altro sfogo che una prospettiva negativa.

O un processo contro l’ex partner che lo incolpa di tutto e che lo vede al centro di continui sfoghi quotidiani. Lascia che il tempo diluisca tutto, perfino l’astio.

Se lo / la ami ancora e ti ha lasciato o comunque ha posto le basi per la separazione, non tornerà facilmente.

E se dovesse farlo non sarà nelle condizioni di prima, nonostante le promesse e le parole che si dicono in occasioni come queste.

Non tornerà strisciando, e se dovesse farlo, non è detto che sarà per sempre.

Capisci che ci sono condizioni che, una volta avverate, potrebbero solo deludere.

E poi bisogna accettare che il recupero emotivo, mentale e persino fisico richiede tempo.

Anche a 50 anni, quando ci si considera saggi ed esperti.

Per migliorare d’umore in questa fase non occorre semplicemente distrarsi.

La prima cosa da fare è togliere l’età dall’equazione della nuova vita.

50 anni sono più di 40, ma il tempo passa così velocemente per tutti che alla fine diventa un discorso senza senso.

A 50 anni è difficile cambiare carattere e personalità.

Accettati come sei e accetta che altre persone non sono come vorresti che fossero. Non le potevi cambiare prima, non puoi farlo ora.

La tua personalità può essere però positivamente influenzata da nuove scoperte.

La vita di coppia spesso è fatta di compromessi; perciò inizia a fare qualcosa che volevi fare prima e non potevi, anche se ti sembra frivola o gli altri la considerano una perdita di tempo.

Prenditi tempo e spazio. Distanzia un po’ la fase di transizione dalla vecchia esistenza. Spesso, come diceva un antico filosofo, la fine di qualcosa è la maschera indossata da un nuovo inizio. Quindi non avere paura della tua età.

Non guardare a questa come a un conto alla rovescia. Né va considerata come una linea di confine tra presente e passato, dove questo si prende la fetta più grossa di tutte i pensieri (che non sono altro che recriminazioni).

Una relazione importante che finisce, porta dolore e sconforto a qualunque età.

Ricominciare una nuova vita dopo i 50 anni

Può sembrare strano, ma le persone spesso mi dicono che ricominciare a 50 anni è più facile.

Il motivo è pratico. Se i figli sono cresciuti e hanno una loro autonomia, cioè possono cavarsela da soli e non danno preoccupazioni, rimane più tempo per sé stessi. Anche se gestire la separazione può non essere facile (più complicata con figli piccoli).

Se non si hanno figli, il problema è la solitudine. Ma se hai mantenuto dei sani rapporti familiari puoi godere di questi, sia per la compagnia, sia per riscoprire qualcosa del passato che non è solo doloroso.

È scontato che a un certo punto avrai come un momento di illuminazione: il passato conterà meno.

È stupefacente come il tempo lavori in ogni direzione.

Il fattore tempo

Quando si matura e si va avanti con l’età, il fattore tempo assume un’altra dimensione. La strada che percorriamo ogni giorno inizia a essere misurata in senso opposto rispetto agli anni della giovinezza.

Calcoliamo il tempo che abbiamo alle spalle e arriviamo alla serena conclusione che ne manca meno davanti.

Ma a 50 anni, se siamo in buona salute, non è che ne manchi pochissimo. Anzi.

Il vero problema non è fare patti con il futuro, ma accettare il passato.

Lasciarsi a 50 anni fa pesare di più il senso di rancore, di rammarico per il tempo passato, ed è ovvio che sia così.

Può sembrare assurdo che una cosa così scontata succeda a persone mature, che in teoria avrebbero tutta l’esperienza per gestire la situazione. Al contrario, ho notato che il rischio di avere una reazione non troppo matura, è alto.

Essa è alimentata dalla rabbia, dalla frustrazione, dall’idea di aver sprecato tempo con una persona alla quale si dà poco valore (ecco perché nei casi più complicati, ciascuno sente i figli come “propri”, una sensazione di possesso che origina dalla necessità di togliere valore al partner con il quale li ha avuti).

Per evitare che rabbia e frustrazione prendano il sopravvento, rovinando la visione di un futuro migliore, di una vita che possa ricominciare sotto i migliori auspici, occorre lasciarsi andare all’ineluttabilità del tempo che passa.

Se ci fai caso, è la cosa che facciamo con più naturalezza.

Se gli uomini fossero davvero preoccupati del tempo che passa o del tempo che hanno da vivere, sarebbero esseri perfetti.

Ma non siamo perfetti.

Continuiamo a fare gli errori del passato e agiamo come se il futuro esistesse – al massimo – da qui a una settimana.

Cosa significa tutto ciò? Che nella vita quotidiana siamo abituati a vivere il presente e non contare i secondi che passano.

Cinque minuti fa stavi leggendo il primo paragrafo di questo contenuto. Magari sarebbero potuti essere cinque minuti della tua vita sprecati, ma la verità è che questi cinque minuti non hanno avuto un peso nella tua decisione di andare avanti nella lettura.

Lo stesso atteggiamento deve guidare le tue scelte una volta che sei chiamato o chiamata a superare la fine di una relazione a 50, 60 o 90 anni.

  • Prenditi tempo;
  • Non mettere sotto processo né te, né l’ex partner;
  • Accetta la separazione e considera un eventuale ritorno come una possibilità e non una necessità;
  • Dedicati alla cura delle persone che ami, che ricambieranno con lo stesso amore;
  • Fai le cose che volevi fare, anche se ti sembra di essere fuori tempo massimo.

Leggi “Tornare a Vivere: Superare la Fine di una Relazione”

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maurizio iengo psicologo

Maurizio Iengo

Psicologo, formatore e consulente. Membro dell'American Psychological Association. Da anni studio e pratico l'ipnosi, oltre ad essere formato nella tecnica EMDR - lo strumento più scientificamente validato per il lavoro sul trauma. Collaboro con Psicohelp, uno dei maggiori portali di terapia di coppia in Italia. Ho un master in Terapia e Clinica del Legame di Coppia e sono autore di vari libri, tra cui "Tornare a Vivere", "il Salvacoppie", "La Trappola della Felicità".

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