- Reazioni immediate del partner
- Che cos'è davvero la solitudine? Sentirsi soli in coppia
- Sentirsi soli in coppia: diverse solitudini, diversi scenari
- Il caso di Marta: un caso clinico
- Il cuore del problema: sentirsi soli in coppia e comunicazione
- I problemi più comuni e le conseguenze
- Turning Towards per non sentirsi più soli in coppia: il Metodo Gottman
- Come smettere di sentirsi soli in coppia
Ti è mai capitato di sentirti solo con il tuo/la tua partner? Questa sensazione – quella di sentirsi soli in coppia – è abbastanza comune all’interno delle relazioni amorose. Gran parte dei pazienti che vanno in terapia di coppia, cominciano col farmi proprio questa domanda:
“Maurizio, perché quando sto con il mio partner – anche in situazioni piacevoli o di intimità – ho la sensazione di essere solo? Addirittura più solo di quando lui/lei non c’è?”.
Oppure:
“Maurizio, non mi sento ascoltato. Siamo in due, ma è come se fossi perennemente solo!”.
Questa sensazione di solitudine a due non riguarda solo la vita di coppia. Alcune persone possono sperimentarla quando si trovano con gli amici, con i genitori, ad una festa. Possono essere immersi nella musica, nel caos, nelle voci. Eppure continuano a sentirsi profondamente e intimamente soli. In quei casi, le sensazioni che provano possono andare dal disagio sociale fino alla percezione di un vuoto interiore ed emotivo.
Se hai bisogno di sostegno in un momento difficile, puoi contattarmi per discutere del tuo caso. Ricevo anche Online.
Questo perché la solitudine, come sensazione negativa, ha il potere di farci sentire non accettati, non inclusi, incompresi. E il dolore è tanto più forte, se l’incomprensione arriva da parte del partner: la persona che dovrebbe essere al nostro fianco emotivamente e fisicamente.
Reazioni immediate del partner
Chi sperimenta questa sensazione, a volte cerca di parlarne o di farla presente al partner (o agli amici, o ai genitori). Il partner può però minimizzare la situazione. In alternativa, può dare l’impressione di ignorare completamente quello che sta accadendo, rispondendo come se nulla fosse e continuando a guardare il cellulare:
“Ti senti solo? E perché mai? Ma se stiamo spesso insieme!”.
Ecco che la sensazione di solitudine finisce per aggravarsi ancora di più, poiché ad essa si aggiunge l’incomprensione, il muro, la barriera di silenzio.
Questo scenario è molto comune e venirne a capo è complesso dal punto di vista terapeutico. Ciononostante è possibile, attraverso metodi tratti dalla ricerca scientifica che offrono soluzioni adeguate ad ogni caso specifico.
Nel corso di questo articolo parlerò di questo argomento, basandomi sulle ricerche dei coniugi Gottman – i maggiori esperti del settore in materia di solitudine e terapia di coppia.
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Che cos’è davvero la solitudine? Sentirsi soli in coppia
Cominciamo da un principio di base: la solitudine è una sensazione normale. Una sensazione non sempre dovuta a crisi di coppia o a problematiche interiori. Potrebbe sembrare cinico, ma gli esseri umani nascono, crescono e si sviluppano nella solitudine.
Capire questo principio è essenziale, perché ci permette di distinguere una solitudine funzionale da una solitudine disfunzionale, che spesso nasconde problematiche più gravi all’interno della relazione o della persona.
Un esempio
- Devo fare un importante colloquio di lavoro;
- Prima del colloquio, mi confronto con il partner.
Per quanto possa starmi accanto, alla fine sono io a dover affrontare il colloquio, le difficoltà, i dubbi. Gli altri, e tra questi rientrano anche i partner, possono fornirmi un sostegno. Ma non possono sostituirsi a me nella mia vita personale e nel mio processo di crescita.
Questa è la regola essenziale di ogni relazione sana:
- I partner hanno non solo il dovere, ma anche il diritto, di poter vivere dei momenti di solitudine.
Nelle coppie in cui la solitudine non esiste, si vanno infatti a creare delle problematiche spesso gravi: senso di oppressione, voglia di controllo, gelosia, e molto altro ancora.
Sperimentare solitudine in coppia non è quindi di per sé sinonimo di una relazione disfunzionale o sbagliata. Questo, a patto che la solitudine non divenga un elemento stabile e opprimente all’interno della coppia.
A patto che non sia causata dall’assenza emotiva di uno dei due partner o, in alternativa, da problematiche interiori di chi sperimenta solitudine all’interno della coppia.
Comincia col porti queste domande
Quando ci si sente soli in coppia, bisogna quindi cominciare col porsi queste domande:
- Mi sento solo perché il mio partner è assente?
- O mi sento solo per altre ragioni, che non riguardano lui/lei?
- Queste ragioni, hanno forse a che fare con problemi personali che non ho ancora affrontato?
A seconda della risposta, in studio e con l’aiuto di uno specialista, si può comprendere il percorso migliore da affrontare per ritrovare la serenità interiore e l’equilibrio all’interno della propria relazione romantica.
Sentirsi soli in coppia: diverse solitudini, diversi scenari
Dato che il senso di solitudine ha spesso diverse cause, può anche richiedere diverse soluzioni. Molto in generale, se ad oggi ti senti solo in coppia, questi sono i possibili scenari:
- Il tuo partner si è tirato indietro e ha smesso di offrirti il supporto che un tempo invece ti offriva;
- La tua sensazione di solitudine è causata da problemi che non riguardano la coppia;
- Non riesci a comunicare con il tuo partner, cioè ad aprirti e dialogare con lui, anche se ti sembra costantemente di provarci;
- Stai vivendo un periodo di forte stress e ti senti disconnesso da tutto ciò che ti circonda (e quindi anche dalla tua vita di coppia).
Spesso, questi problemi si influenzano a vicenda. Per esempio, quando vivi un momento di forte stress, puoi anche sviluppare problemi di comunicazione, arrivando a fare di ogni discussione un motivo di conflitto. A questo punto, il partner potrebbe allontanarsi per evitare il conflitto acuendo il tuo senso di solitudine.
Comprendere le ragioni della solitudine in coppia
La solitudine in coppia è un’esperienza comune. Secondo i ricercatori, in America, nel 2019 il 61% degli intervistati ha affermato di sentirsi solo. Quasi il 50%, invece, ha dichiarato di sentirsi solo all’interno di una relazione romantica o di considerarla poco significativa.
Abbiamo visto che la solitudine in coppia può essere determinata da diversi fattori. Ma come si fa a capire quale sia la ragione dei propri sentimenti?
Come si fa a capire se ci si sente soli perché non si viene ascoltati dal partner o perché si vive un vuoto interiore non legato direttamente alla relazione?
La risposta: facendo caso a dei segnali che possono essere indicativi del proprio rapporto con sé stessi, con il partner e con le altre persone che fanno parte della nostra vita.
A questo riguardo, qualche tempo fa in studio ho ricevuto la visita di una paziente. Per preservare la sua privacy la chiameremo con il nome fittizio di Marta.
Il caso di Marta: un caso clinico
Marta è una donna di 50 anni, sposata da venticinque anni con Luca. I due hanno un figlio di 21 anni, Mattia. Marta arrivava in studio per parlarmi di un problema che la attanaglia ormai da tempo: pur passando molto tempo con suo marito, si sente costantemente sola e pressoché invisibile.
Comincia col dirmi:
“Sono ormai diversi anni che io e Luca non parliamo più come una volta. Siamo sempre presi dal lavoro, dai nostri impegni. Da quando Mattia è partito per l’università, però, la casa è come piombata in un silenzio assoluto”.
Il figlio di Marta e Luca è infatti appena andato all’estero per terminare gli studi.
“Vorrei che Luca mi chiedesse di parlargli della mia giornata, che mi chiedesse cosa mi andrebbe di fare durante il weekend. E invece, nulla. Se ne sta lì a cenare in silenzio o a guardare il cellulare come se io neppure esistessi.”
La prima cosa su cui ho indagato, è stata la capacità di Marta di evitare dalla comune trappola della “lettura del pensiero“. Consiste nella tendenza delle persone a pensare che gli altri debbano comprendere i nostri desideri e bisogni. Anche se non glielo diciamo.
Il problema di Marta non era infatti costituito solo dall’assenza di suo marito, ma anche dalla sua tendenza a colpevolizzare Luca per tutti i problemi del matrimonio.
La prospettiva di Luca
Probabilmente, anche Luca stava vivendo le stesse difficoltà. Era addirittura probabile che anche lui si sentisse solo in coppia e che, proprio per questo motivo, tendeva a chiudersi in se stesso e, quindi, a chiudersi comunicativamente.
Ho così cominciato ad indagare il rapporto tra Luca e Marta. Quando si erano conosciuti. Come avevano costruito il loro rapporto. Da quanto avevano smesso di comunicare. Soprattutto, perché avevano smesso di comunicare.
E piano piano ho ricostruito questo scenario:
- Un tempo, marito e moglie avevano una buona comunicazione;
- Negli ultimi anni, però, Marta era diventata verbalmente aggressiva e riduceva ogni conversazione ad una lotta di supremazia;
- Nel lungo periodo, Luca aveva smesso di comunicare per evitare il conflitto;
- Infine, Marta aveva cominciato a sentirsi sola e ad accusare Luca per la sua assenza.
Di chi è la colpa?
A questo punto, potrebbe sorgere spontanea la domanda: “Ma allora di chi è la colpa, di Luca o di Marta?”.
La risposta: di nessuno e di entrambi. Di nessuno: perché entrambi vivevano delle difficoltà relazionali di cui non erano del tutto responsabili. Di entrambi, perché contribuivano con il loro atteggiamento a rafforzare le problematiche di coppia che avevano infine portato Marta a sentirsi sola in coppia.
Ecco il punto fondamentale:
- Quando si parla di solitudine in coppia, si parla sempre di comunicazione.
La sensazione di solitudine deriva quasi sempre da un problema di comunicazione tra i partner. Problema spesso causato dall’incapacità di avviare un dialogo costruttivo.
Come dire: i partner forse provano a comunicare, solo che non ne sono capaci. Tutti i loro dialoghi diventano motivo di conflitto, scadendo nella critica o nel disprezzo. Ecco che finiscono per allontanarsi sempre di più e per vivere sensazioni che vanno dall’isolamento fino alla sensazione di non essere più amati.
Il cuore del problema: sentirsi soli in coppia e comunicazione
Eccoci arrivati al cuore del problema.
Il problema non è quello della colpa – termine non solo inutile, ma anche dannoso quando si tenta di ricostruire un rapporto con il proprio partner. Ma è quello della comunicazione, e della volontà di ricostruire un legame con la persona con cui si condivide il letto, la tavola, la casa. Entrambi i partner devono infatti condividere questo desiderio. Al di là della colpa, o dei motivi che hanno portato alla sensazione di solitudine all’interno della coppia.
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Solo in questo modo, è possibile ravvivare un rapporto romantico e ritrovare l’intimità, la complicità, il desiderio.
Proprio per questo motivo, è bene iniziare una terapia di coppia assicurandosi di avere un obiettivo comune:
“Avete davvero voglia di ricostruire la vostra relazione, il vostro rapporto, il vostro modo di comunicare?
“Se la risposta è sì, dovete cominciare a vedervi come alleati, e non come estranei o peggio come nemici”.
Quello che voglio dire è che, almeno all’inizio, non è affatto utile concentrarsi sulle responsabilità. Queste andranno affrontate in seguito, secondo i tempi e il caso specifico della singola coppia. All’inizio è invece necessario capire se c’è il desiderio, da parte di entrambi le parti, di ricostruire un rapporto soddisfacente.
Problemi di comunicazione e sentirsi soli in coppia
Quasi ogni volta in cui ho affrontato questi problemi in studio, la comunicazione si è rivelata essere il cuore del problema.
Una comunicazione sbagliata, o inadeguata, può avere effetti molto gravi sulla coppia nel lungo periodo. Abbiamo visto come, nel caso di Marta e di Luca, l’aggressività verbale avesse portato ad un distacco emotivo. Ma gli esempi potrebbero essere infiniti.
Ritorniamo ai possibili scenari che possono causare il sentirsi soli in coppia:
- Il tuo partner si è tirato indietro e ha smesso di offrirti il supporto che un tempo invece ti offriva;
- La tua sensazione di solitudine è causata da problemi che non riguardano la coppia, ma da un problema individuale;
- non riesci a comunicare con il tuo partner;
- stai vivendo un periodo di forte stress e ti senti disconnesso da tutto ciò che ti circonda.
Anche se un partner ha un problema interiore personale, non legato alla relazione, deve sentirsi libero di comunicarlo al partner e deve trovare supporto. Se non lo trova, il problema è legato alla comunicazione.
Se un partner si tira indietro e smette di offrire supporto, è forse perché non riesce a comunicare alcuni suoi desideri frustrati. Così si tira indietro e cerca di fare meno rumore possibile. E così via.
Ma vediamo subito che cosa si intende per problemi di comunicazione.
I problemi più comuni e le conseguenze
Quando capita di sentirsi soli in coppia, la prima reazione è la seguente:
- Accusare il partner (implicitamente o esplicitamente) dei problemi relazionali;
- Distaccarsi a propria volta da lui/lei come forma di rivalsa;
- Cercare attenzioni da parte di altri potenziali partner.
Queste reazioni, certamente comprensibili, non fanno altro che peggiorare il problema. Accusare il partner può infatti spingerlo ad allontanarlo ancora di più da noi, che veniamo percepiti come la fonte del conflitto.
Distaccarsi è invece la strada migliore per giungere al termine di una relazione.
Infine, cercare attenzioni, è ciò che accade quasi ogni volta che all’interno di una coppia viene poi consumato un tradimento.
Si tratta, in gergo tecnico, di tentate soluzioni disfunzionali. Per risolvere una situazione dolorosa, metto in atto alcune soluzioni che funzionano temporaneamente (perché riescono a farmi percepire meno dolore). Queste soluzioni funzionano però appunto solo sul momento: a lungo termine infatti, non fanno che aggravare il problema.
Turning Towards per non sentirsi più soli in coppia: il Metodo Gottman
Negli ultimi anni, sono stati molti gli psicologi di coppia che hanno affrontato questo problema. Molti di essi sono giunti alla medesima conclusione:
- Per rimediare alla sensazione di sentirsi soli in coppia, bisogna cominciare a lavorare sulla comunicazione.
Cioè: sulla maniera in cui i partner – verbalmente e non – si rapportano l’uno all’altro; si raccontano dei propri problemi, desideri e necessità.
Il dottor John Gottman, uno dei massimi esperti del settore, in uno dei suoi testi più famosi (La scienza della fiducia) ha spiegato che il segreto per un rapporto felice e sano sta proprio in una comunicazione efficace.
Questa forma di comunicazione efficace, lui la chiama sincronizzazione emotiva.
In parole povere, la sincronizzazione emotiva è la capacità dei partner di rivolgersi l’uno all’altro in maniera empatica e comprensiva. Questo, a dispetto delle difficoltà, delle sensazioni, dello stress, di un licenziamento, etc…
In maniera empatica e comprensiva: cioè senza mettersi sulla difensiva, senza accusare, senza utilizzare atteggiamenti verbali aggressivi e/o disfunzionali. Apparentemente si tratta di un compito facile, ma la questione cambia quando ci si trova calati nella vita reale, di fronte al proprio partner, alle difficoltà e alle emozioni negative.
Alcuni dei miei pazienti, impiegano mesi per cominciare a cambiare il loro metodo di comunicazione. Eppure, alla fine, i vantaggi si rivelano essere immensi. Ma come funziona davvero il metodo della sincronizzazione emotiva di Gottman?
Vediamolo in breve.
Sincronizzazione: richieste emotive
Quando si vivono delle difficoltà di coppia, è essenziale affrontarle insieme al proprio partner in vista di un obiettivo comune: il rafforzamento della relazione e la gioia condivisa.
Ciò è possibile anche nel caso della solitudine. Ad esempio, se sperimenti questa sensazione nei confronti del tuo partner, puoi cercare di parlargliene apertamente facendo la prima mossa.
In tal caso, stai facendo una richiesta emotiva.
“Ultimamente mi sento molto solo. Possiamo parlarne insieme, per capire perché?”.
In questa semplice frase, se ci fai caso, non ci sono accuse. Invece di dire:
“Per colpa tua mi sento solo”, hai infatti detto: “Io mi sento molto solo”.
4 regole per la comunicazione di coppia
Ecco la prima regola:
- Regola Numero Uno: Avviare le conversazioni utilizzando il pronome io e non il pronome tu.
Questo pronome va accompagnato a verbi che rimandano alle sensazioni e, dunque, alle possibilità piuttosto che alle verità assolute. Per esempio, è preferibile dire: io mi sento piuttosto che dire io sono molto solo/sola in questo periodo.
In questo modo, il partner non si sentirà attaccato ma vorrà comprendere che cosa stiamo provando.
- Regola Numero Due: Avviare un dialogo con il partner spiegandogli le proprie emozioni, senza accusarlo di esse, ma chiedendogli di riconoscerle come reali e di valore. Chiedergli poi una sua opinione sulla questione.
- Regola Numero Tre: Quando il partner parla, bisogna ascoltarlo senza interromperlo e senza voler ad ogni costo affermare la propria opinione.
- Regola Numero Quattro: Comprendere insieme come risolvere il problema, ad esempio a partire da piccole azioni quotidiane che possano ristabilire l’equilibrio all’interno della coppia.
Se il partner non è aperto al dialogo, come spesso accade per i pazienti che poi arrivano in studio, può essere necessario chiedere l’aiuto di uno psicologo di coppia. Lui/lei fungerà da garante e guida esperta durante le prime conversazioni costruttive.
Un dialogo, ogni dialogo
Queste costruzioni serviranno da base per tutti i dialoghi che avverranno all’interno della coppia. D’un tratto, sarà molto più facile far presente al partner i propri bisogni e, ricordiamolo, anche ascoltare i suoi. Sarà ad esempio possibile dirgli:
“Preferirei non prendessi il telefono quando siamo a cena”.
“Mi piacerebbe passare del tempo io e te, da soli”.
“Vorrei capire perché non facciamo mai sesso” e così via.
Durante il dialogo, ricordatevi di non concentrarvi sulla colpa, ma sulle soluzioni. Ricordatevi che anche voi potreste commettere – o aver commesso – degli errori. Il problema non è individuare il colpevole, ma la soluzione migliore per entrambi.
Altri ambiti di applicazione
Un dialogo funzionale non serve solo a risolvere i grandi problemi della coppia, ma anche a vivere una quotidianità serena e gratificante.
Per esempio:
RICHIESTA EMOTIVA: Per piacere, potresti buttare tu l’immondizia stasera? Sono molto stanco.
ACCUSA E MOTIVO DI CONFLITTO: Non butti mai l’immondizia! Sono stanco di scendere sempre io.
La comunicazione è la base della coppia, perché permette non solo di risolvere le problematiche presenti, ma anche di prevenire quelle future.
Come smettere di sentirsi soli in coppia
Sempre più persone affermano di sentirsi sole in coppia. La maggior parte delle volte, arrivano dallo psicologo convinte di aver già perso la possibilità di recuperare il rapporto con la persona che amano.
In realtà, finché i partner hanno voglia di rimediare agli errori, di superare la sensazione di sentirsi soli in coppia, di ritrovare l’intimità, ciò è assolutamente possibile.
Secondo la mia esperienza, la maggior parte delle coppie che inizia una terapia in studio ottiene risultati concreti in un periodo breve. Riesce quindi a superare con successo la sensazione di sentirsi soli in coppia. Certo, l’impresa non è facile, ma con il giusto impegno è possibile superare la solitudine di coppia e ritrovare l’intimità e l’armonia.
Se vuoi, contattami subito per una telefonata conoscitiva gratuita.