Il burnout lavorativo è uno stato di esaurimento emotivo, mentale e fisico causato dall’esposizione prolungata a fattori di stress legati al lavoro, come l’elevato carico, gli orari prolungati, l’impossibilità di gestire al meglio le mansioni e il micro-management.
Si tratta di un processo graduale che si verifica nel tempo ed è caratterizzato da sentimenti di cinismo, distacco e riduzione della produttività.
Il burnout può colpire chiunque, indipendentemente dalla professione svolta, ma è particolarmente comune tra le persone che svolgono lavori ad alto stress che richiedono orari prolungati, alti livelli di responsabilità o una frequente esposizione a eventi traumatici oppure un alto livello di competitività interna ed esterna.
Se non trattato, può avere gravi conseguenze per gli individui, tra cui la riduzione della soddisfazione lavorativa, la diminuzione della motivazione e l’aumento del rischio di problemi di salute fisica e mentale. In alcuni casi vengono prese decisione drastiche, come lasciare il lavoro. Questo può aiutare sul momento, ma il problema rischia di ripresentarsi in seguito.
Lavori che stressano e fanno star male
Nel mondo di oggi, frenetico e competitivo, non è un segreto che molti lavori possano essere stressanti.
Tuttavia, alcune professioni sono più inclini al burnout di altre: orari prolungati, alti livelli di responsabilità e intense richieste emotive si ripercuotono sugli individui.
Qui provo ad esaminare i fattori che rendono questi lavori particolarmente impegnativi, l’impatto del burnout sugli individui e sulle organizzazioni e le strategie per prevenirlo.
Nell’ultimo periodo mi sono dedicato, in particolare, ad analizzare quelle condizioni lavorative che tendono a sviluppare il burnout.
Spesso si ha la tendenza a credere che un lavoro usurante sia per forza stressante. O meglio il contrario, che solo un lavoro usurante dal punto di vista fisico possa essere stressante e generare le condizioni per sviluppare il burnout, ma non è così.
Molti studi dimostrano che il burnout tende a svilupparsi in condizioni insospettabili, a volte favorite da dinamiche non proprio sane.
È vero: ci sono lavori che richiedono un incredibile sforzo fisico e una forza di volontà fuori dal comune, per poter essere svolti.
Ma anche l’impegno mentale, la necessità di essere sempre sul pezzo, concentrati è faticoso. Per non dire di quegli ambiti nei quali bisogna sempre mostrare un atteggiamento sereno, rilassato, comunicare disponibilità anche quando magari si sta vivendo un profondo disagio interiore.
Professioni sempre sotto pressione
Molti lavori richiedono lunghe ore di lavoro, scadenze strette e obiettivi di produttività elevati, che possono portare a stress e burnout.
Gli operatori sanitari, ad esempio, possono lavorare a lungo, affrontare situazioni di vita o di morte e prendere decisioni rapide che possono avere gravi conseguenze.
I soccorritori del 118 possono essere costretti a lavorare a lungo e ad affrontare regolarmente situazioni non proprio piacevoli. Vale lo stesso per i Vigili del Fuoco e tutte le tipologie di soccorso in mare, in montagna e così via.
Questi lavori sono sempre sul filo del rasoio quando si tratta di conciliare aspetti della vita privata con le aspettative e gli obblighi professionali.
Lavori emotivamente pesanti
Alcuni lavori richiedono di affrontare emozioni intense e situazioni difficili, che possono portare all’esaurimento emotivo e al burnout.
Gli assistenti sociali, ad esempio, possono lavorare con persone che lottano contro la povertà, le dipendenze o i problemi di salute mentale.
I terapeuti, gli psicologi, gli psichiatri possono lavorare con persone che hanno a che fare con traumi, lutti, separazioni o depressione.
Anche in ambito commerciale si possono incontrare condizioni che, prima o poi, fanno esplodere: pensa a chi lavora nel servizio clienti di una grande azienda, che viene preso di mira regolarmente da clienti arrabbiati o contrariati.
Queste richieste emotive prima o poi lasciano il segno, e possono portare a bassa autostima, rabbia repressa, insoddisfazione profonda e desiderio di mollare tutto.
Lavori di responsabilità
I lavori che comportano molte responsabilità possono essere stressanti e portare al burnout. Questi lavori richiedono spesso di prendere decisioni importanti che possono avere un impatto significativo sugli altri.
Gli amministratori delegati, i dirigenti e i manager, ad esempio, sono responsabili del successo delle loro aziende e del benessere dei loro dipendenti, in certi casi sono chiamati a decisioni difficili o dover sempre cercare di compiacere i desiderata degli azionisti.
Possono dover prendere decisioni difficili, affrontare conflitti e gestire team di persone. E quindi non solo grandi manager, ma anche dirigenti e quadri in settori altamente competitivi, in mercati influenzati dalla concorrenza ad ogni livello.
Ci sono poi professioni dalle quali dipende il destino delle persone. Gli avvocati che difendono clienti che si sono affidati a loro, possono dover lavorare a lungo, occuparsi di casi complicati e rispettare scadenze ravvicinate.
Gli insegnanti sempre in bilico tra precarietà e senso di inadeguatezza e scarso riconoscimento pubblico della professione hanno in mano il futuro di tanti giovani. Un dato allarmante: nel novembre 2022 erano almeno centomila gli insegnanti affetti da burnout.
Una categoria a parte: i lavori digitali
Se c ‘è un settore dove micro-management e competitività, richiesta di disponibilità costante e reperibilità trovano un terreno comune, è quello del digitale.
Cioè di tutte quelle professioni che, in un modo o nell’altro, sono riconducibili al lavoro via internet. Le figure professionali sono così tante che è quasi inutile menzionarle.
Queste professioni sono caratterizzate da:
- Richiesta di disponibilità a oltranza.
- Reperibilità al di fuori degli orari canonici di ufficio.
- Affidamento a mansioni esterne alla propria.
- Valutazione del lavoro secondo criteri di competitività anche interna.
- Tendenza a ultra-regolamentare compiti e task con disponibilità continua per riunioni, confronti, conference call e così via.
- Frequenti cambi di programma.
- Micro-management in ogni minimo ambito, incluse le pause e le ferie.
- Sovraccarico di lavoro.
- Scarso avanzamento di carriera.
- Scarso supporto in aspetti extra-lavorativi.
I lavori digitali sono dominati da un forte senso di precarietà e instabilità, anche emotiva.
In particolare quelli rivolti a settori legati ai ricavi economici, e quindi l’area estesa del web marketing, della programmazione di app e di software, della grafica e del design.
In questi casi ci si può sentire sopraffatti, costantemente messi in gioco, in una situazione nella quale non si fa in tempo a cogliere un riconoscimento, che subito c’è in arrivo una nuova sfida, ancora più ardua.
Cosa fare se fai uno di questi lavori
Se sei soddisfatto, sereno e produttivo sul lavoro, allora… nulla! Probabilmente, stai facendo tutto bene: continua così.
Al contrario, se stai affrontando un forte momento di stress, puoi contattarmi o approfondire l’argomento sul mio sito autodifesapsicologica.it dedicato proprio a questi argomenti.