Perché si tradisce e non si lascia?

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Se stai leggendo questo articolo, è probabile che ti trovi in una situazione emotivamente complessa. Forse hai tradito e ti senti intrappolato in un vortice di emozioni contrastanti, oppure sei stato tradito e ti domandi come sia possibile che qualcuno che dice di amarti abbia potuto ferirti così. Voglio rassicurarti. Nonostante queste domande non abbiano risposte semplici, quest’articolo può aiutarti a fare chiarezza. Tradire e non lasciare non è mancanza di amore, ma il risultato di dinamiche emotive intricate, paure profonde e confusione.

Partiamo da un presupposto, da una frase che ripeto spesso ai miei pazienti…

Emotivamente siamo tutti quindicenni!

Quando ci innamoriamo sentiamo l’emozione di essere visti, apprezzati, desiderati. Dentro di noi si risvegliassero le emozioni di un adolescente. Quell’adolescente che si emozionava per uno sguardo, che cercava di capire chi fosse attraverso il riflesso negli occhi dell’altro. È un’emozione bellissima, intensa, piena. Quasi pura, nel suo essere assoluta. Un’emozione che non sente ragioni: per quell’emozione siamo disposti a mandare all’aria trent’anni di matrimonio, figli, casa, tutto.

Ecco, lo ripeto: emotivamente siamo tutti quindicenni (e non c’è niente di male). Anche da adulti, con responsabilità e figli a carico, dentro di noi restiamo quindicenni emotivi: vulnerabili, in cerca di approvazione, desiderosi di sentire che qualcuno ci scelga, ci veda davvero, ci metta al centro. È un bisogno umano, profondo, che spesso dimentichiamo o reprimiamo nella routine della vita adulta.

Quando questo adolescente emerge, può portarci a scelte impulsive, a rincorrere quelle farfalle nello stomaco che ci fanno sentire vivi, ma che possono anche creare caos. Comprendere questa parte di noi, senza giudicarla, è fondamentale per far pace con noi stessi.

Tradire non è sempre un piano premeditato

Molti tradimenti non nascono da un piano deliberato, ma da una cascata di eventi. Magari si comincia con un semplice scambio di battute con un collega o una collega, un sorriso di troppo, o una conversazione che si fa più intima. È quello che chiamiamo cascata di Gottman-Rusbult-Glass (ne parlo nell’articolo Psicologia del Tradimento: come e perché si tradisce): un processo graduale in cui il confine tra ciò che è innocente e ciò che diventa tradimento si assottiglia sempre di più.

Un mio vecchio video, ma ancora attuale: si può tradire “per sbaglio”?

Nessuno si sveglia un giorno dicendo: “Oggi tradirò“. Anzi: molte persone mi dicono che non se lo aspettavano da sé stesse. “Ero l’ultima persona che pensava che avrebbe potuto tradire”. “Ho sempre giudicato chi tradisce… e ora è capitato a me!”.

Non meravigliamoci. Spesso, ci si ritrova a tradire quasi senza accorgersene. Scivolando nel tradimento, spinti da opportunità, emozioni e, a volte, pura curiosità.

Ad esempio, capita spesso che il tradimento si consumi con una persona vicina: un collega, un amico, qualcuno che capisce i tuoi momenti di difficoltà o che ti fa sentire speciale in un modo che il tuo partner non riesce più a fare. E quando succede, non è raro sentire un misto di euforia e rimorso.

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L’amante ci fa sentire visti, compresi

“Mi sentivo davvero visto.” È questa una delle frasi che sento spesso. Il tradimento inizia spesso con il sentirsi ascoltati e compresi in un modo che sembra mancare nella relazione principale. E così, come in una bolla in cui esistono solo due persone, la connessione con l’altro diventa sempre più forte. A un certo punto, ci si trova a fare qualcosa che mai si sarebbe immaginato.

Prendi ad esempio Anna, una donna di 38 anni, sposata e madre di due bambini. Anna lavora come responsabile vendite e trascorre molto tempo in ufficio con i suoi colleghi. Con il passare dei mesi, ha iniziato a instaurare un rapporto sempre più intimo con Marco, un suo collega. All’inizio erano solo battute durante le pause caffè, poi confidenze su problemi personali.

Un giorno, dopo una lunga giornata di lavoro, Marco le ha chiesto di andare a bere qualcosa. Da lì, le cose sono sfuggite di mano. Anna si ritrova oggi a vivere una doppia vita: ama suo marito e non vuole lasciarlo, ma non riesce a interrompere la relazione con Marco. Ecco che a volte l’amante diventa importante, e sembra impossibile staccarcisi.

Ho scritto un articolo che potresti trovare interessante: Quando l'amante diventa importante.

È normale tradire e non pentirsi?

Chi tradisce, di solito, si aspetta di essere attanagliato dai sensi di colpa. Dalle notti insonni, dal rimorso che divora. Eppure, non sempre accade. Alcune persone tradiscono e… vanno avanti come se nulla fosse. Addirittura, si sentono più serene, più felici. La loro relazione ufficiale migliora.

Com’è possibile? È normale? Oppure è un segnale che qualcosa non va?

La risposta non è semplice. Tradire senza provare pentimento può dipendere da diversi fattori: la percezione della relazione, la motivazione dietro al tradimento, il grado di attaccamento emotivo, ma anche il proprio sistema di valori.

Forse il tradimento è percepito come una scelta giusta

Se vuoi approfondire quest'argomento, leggi il mio articolo: Tradire è giusto o sbagliato?

Quando pensiamo al tradimento, lo associamo automaticamente a qualcosa di “sbagliato”. Un errore, una debolezza, un momento di follia. Ma non tutti lo vivono così.

Ci sono persone che tradiscono e si sentono meglio. Non perché siano insensibili, ma perché vedono il tradimento come qualcosa che li ha aiutati a riscoprirsi, a sentirsi di nuovo vivi, a ritrovare un pezzo di sé che si era perso.

Per alcuni, il tradimento è stato una scossa necessaria. Non un atto di slealtà, ma un risveglio. In questi casi, il pentimento non arriva perché, nella loro prospettiva, ciò che hanno fatto aveva un senso. E magari continuano a farlo, perché l’amante è come un camino che ci scalda nei momenti freddi.

Esempio: Immagina una persona il cui matrimonio è piatto (così com’è comune dopo molti anni di relazione). C’è molto affetto, ma non c’è più quell’innamoramento che è fisiologico nei primi tempi. Le cose vanno bene, ma le giornate sono tutte uguali. Una routine in cui ci troviamo bene perché portata avanti dal calore del carbone. Ma senza fiamma. Poi, un giorno, incontra qualcuno che gli fa sentire di nuovo la passione, l’energia, l’emozione. Il tradimento diventa un simbolo di libertà, di autenticità ritrovata. Questa persona, invece di sentirsi in colpa, potrebbe sentire di aver fatto qualcosa per sé.

A volte le cose procedono bene. Altre volte, con il tempo, subentra la disillusione.

Il senso di colpa dipende da come ci si racconta il tradimento

Pentirsi o meno di un tradimento è una questione etica, che nasce dalla nostra narrazione interna. In altre parole, di come interpretiamo le nostre azioni.

Chi si racconta di aver tradito perché non aveva scelta, tenderà a giustificarsi e a non provare senso di colpa. “Non era colpa mia, era la relazione che mi soffocava”.

Chi si racconta di aver tradito perché il partner non gli dava abbastanza, si sentirà meno responsabile. “Se solo mi avesse dato più attenzioni, non sarebbe successo”.

Esempio: Luca ha sempre pensato di essere una persona fedele, leale. Credeva nei valori della coppia. Ma poi ha tradito. La sua compagna non se ne è accorta, nessuno lo ha scoperto. Eppure, non riesce a dormire la notte. Perché il problema non è cosa ha fatto al partner, ma cosa ha fatto a se stesso.

Allo stesso modo, Anna, anch’ella fedele e leale, che pensava di non poter mai tradire, può scoprirsi sorpresa di non sentirsi in colpa dopo un tradimento. Si è costruita una relazione parallela in cui c’è intesa, piacere. E quando torna a casa da suo marito, si sente più felice e leggera.

Il senso di colpa è un’onda che si infrange sugli scogli del piacere

Il senso di colpa non è un muro che trattiene, ma un’onda che si infrange e si ritira, lasciando spazio a nuove maree. Quando si tradisce, spesso si vive in un ciclo di piacere e rimorso: l’intensità del momento extraconiugale si scontra con il peso della trasgressione, creando un’altalena emotiva difficile da gestire.

Ma, proprio come un’onda, il senso di colpa si attenua con il tempo, specialmente se il piacere vissuto appare più forte del rimorso provato. Per questo motivo, alcuni continuano a tradire senza lasciare: perché il desiderio, la novità e l’euforia momentanea riescono a neutralizzare, almeno in parte, il disagio morale.

Perché si tradisce e non si lascia?

Una delle domande più difficili è: “Perché si tradisce e non si lascia?”. La risposta non è mai semplice. Amare non significa essere immuni alle tentazioni o ai bisogni insoddisfatti. Può succedere di amare il proprio partner e al tempo stesso sentire il desiderio di qualcosa di diverso: una connessione emotiva, un brivido, o semplicemente una via di fuga da una routine che sembra soffocante. O più probabilmente, uno scivolare senza possibilità di fermarsi. Come su una pista da sci troppo difficile per il tuo livello.

Il tradimento, in molti casi, non è un desiderio di allontanarsi dal partner, ma un tentativo di rispondere a un bisogno. In molti casi, chi tradisce non lascia perché ama comunque il partner. È come avere due vite parallele: una che offre stabilità e sicurezza, e l’altra che rappresenta l’evasione e il desiderio.

Sara, 48 anni, si è ritrovata in una situazione simile. Dopo anni di relazione con il marito, ha iniziato a frequentare un vecchio amico d’infanzia. Nonostante i sentimenti per l’amante, non riesce a immaginare di stravolgere la sua vita e quella dei suoi figli. “Non voglio far soffrire nessuno,” dice, “ma non riesco a rinunciare a ciò che provo con lui. Abbiamo una nostra bolla di felicità“.

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Il ruolo della routine e della monotonia

Un altro elemento cruciale è la noia. Quando si sta insieme da tanto tempo, è facile cadere in una routine che smorza l’entusiasmo iniziale. Le giornate diventano prevedibili, e la passione può lasciare spazio alla monotonia. In questo contesto, un tradimento può sembrare un modo per ritrovare l’energia perduta senza dover affrontare il cambiamento radicale di una separazione.

Spesso, però, chi tradisce si rende conto che spesso l’euforia dell’infedeltà è temporanea e non risolve i problemi alla radice. È per questo che, nonostante il tradimento, molte persone continuano ad amare il proprio partner e a restare nella relazione.

Marco, 50 anni, racconta che il suo matrimonio è stato per anni una fonte di felicità, ma con il tempo tutto è diventato prevedibile. “Non c’era nulla di sbagliato in mia moglie,” dice, “ma mi sentivo spento. Ho incontrato una collega che mi ha fatto sentire vivo di nuovo, e mi sono rincoglionito.” Nonostante questo, Marco non riesce a immaginare una vita senza sua moglie. Con cui ha costruito, e che stima profondamente.

La paura di perdere tutto

Un altro motivo per cui si tradisce e non si lascia è la paura di perdere la stabilità e le sicurezze che una relazione offre. Lasciare il partner significa spesso affrontare una montagna di cambiamenti: dover spiegare la situazione alla famiglia, gestire le conseguenze emotive, e magari anche affrontare la solitudine. Se ci sono figli o un matrimonio di mezzo, la situazione si complica ancora di più. Anche per una questione economica.

Molte persone tradiscono per cercare altrove ciò che sentono mancare nella relazione, ma non vogliono rinunciare agli aspetti positivi della vita di coppia. L’amante diventa, in questi casi, una sorta di “valvola di sfogo” che permette di mantenere in piedi il matrimonio o la relazione principale. In certi casi, per quanto paradossale, è l’amante che tiene in piedi la relazione ufficiale.

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Non lasciare per senso di colpa

Un altro motivo per cui non si lascia è il senso di responsabilità verso il partner o la famiglia. A volte, chi tradisce prova un senso di colpa così forte da sentirsi obbligato a restare. Questo accade soprattutto quando il tradimento è vissuto come un errore momentaneo, qualcosa di cui pentirsi ma non sufficiente a giustificare la fine della relazione (nemmeno di quella extraconiugale).

Non lasciare perché… non ha senso lasciare

Quante volte lo si sente dire: “Invece di tradire, poteva lasciarmi.” È una frase così logica, quanto ingenua. Perché non rispecchia la realtà emotiva di chi tradisce. L’idea del tradimento, infatti, non nasce dalla volontà di abbandonare una relazione, ma dall’esigenza di esplorare alternative, soddisfare bisogni non colmati o vivere qualcosa di nuovo senza distruggere ciò che si ha.

Non ha senso lasciare se cerchi un’alternativa

Nel caso in cui il tradimento nasca dalla ricerca di un potenziale nuovo partner, è ovvio che la persona si muova con cautela. È come cambiare lavoro: non ti licenzi senza avere un’alternativa, giusto? Prima si cerca di capire se l’altro “ruolo” può funzionare, se risponde alle aspettative, e solo dopo si valuta la possibilità di lasciare il precedente legame. Questo processo, per quanto possa sembrare cinico, è vissuto con confusione, tormento, angoscia. Chi tradisce partendo da questo presupposto, non è necessariamente un manipolatore. Nella mia esperienza, si tratta principalmente di persone intrappolate in una rete di emozioni, indecisioni e paure legate al cambiamento.

Tradire e non lasciare perché l’amante è un “di più”

Quando invece non si vuole cambiare relazione, è ovvio che si scelga di non lasciare. Il traditore può amare il partner, ma cercare altrove una risposta a bisogni specifici. Magari un desiderio di varietà sessuale, un modo per sentirsi di nuovo attraenti, il sentirsi apprezzati, visti, o semplicemente evadere dalla routine. Non è raro che chi tradisce si illuda di poter mantenere tutto sotto controllo, sottovalutando il rischio di essere scoperto. O il peso del proprio senso di colpa.

Perché si tradisce e non si lascia? A volte la risposta è più semplice di quanto sembri… ne parlo in quest’estratto dal mio seminario “Come superare il tradimento”.

Quando stiamo valutando se stare con il partner o l’amante

Tradire e non lasciare spesso significa trovarsi in una zona grigia emotiva, dove le certezze si dissolvono e tutto sembra sospeso. Non si è ancora deciso se restare con il partner o iniziare una nuova vita con l’amante.

Da un lato, il partner rappresenta la stabilità, il legame costruito nel tempo, e magari anche una famiglia o un progetto comune. Dall’altro, l’amante sembra incarnare ciò che manca: passione, complicità, o quel senso di essere veramente visti e capiti. Come in una bolla, che esiste solo per voi due.

In questa confusione, si vive come in due mondi paralleli, incapaci di scegliere quale sia quello giusto. Spesso chi tradisce si sente bloccato dalla paura di fare la scelta sbagliata: lasciare il partner potrebbe significare abbandonare qualcosa di prezioso, mentre rinunciare all’amante potrebbe far sentire di aver perso l’occasione per essere felici. La possibilità di una seconda vita, piena di emozioni che la “prima vita” ha esaurito. O forse non ha mai avuto.

È una fase piena di tensione emotiva, dove ogni azione – o inazione – sembra portare a una rinuncia dolorosa.

Cosa fare se ti trovi in questa situazione

Che tu sia l’amante o il tradito, è normale sentirti confuso e sopraffatto da emozioni contrastanti. Sicuramente, la chiarezza e la sincerità possono aiutare. Tuttavia, non è sempre possibile: se un tradimento non è stato confessato né scoperto, bisogna valutare se confessare o meno. A questo proposito, potrebbe interessarti il mio articolo che risponde alla domanda: “Dovrei confessare un tradimento?“.

Oltre all’idea di essere sinceri (soprattutto con sé stessi), è importante valutare le conseguenze delle proprie azioni. Ed essere consapevole che ogni scelta costituirà comunque una perdita dolorosa.

C’è una frase un po’ banalotta, che però mette le cose in una prospettiva, a mio dire, giusta. “Non cercare di fare la scelta giusta, ma rendi giusta la tua scelta”. Ecco: a volte, guardarla da questo punto di vista, aiuta. Aiuta a comprendere che le scelte a volte ci possono accartocciare. Ma non possiamo essere consapevoli degli esiti delle nostre scelte, a un certo punto siamo chiamati ad accettare di dover soffrire (per un motivo o l’altro).

A questo proposito potrebbe interessarti l’articolo: Come scegliere tra moglie (o marito) e amante: la guida definitiva.

Così, come chi è stato tradito potrà chiedersi: dovrei perdonare un tradimento? È possibile ricostruire una relazione dopo un trauma così grande?

La risposta breve è: sì, con il giusto impegno.

Il mio lavoro è proprio questo, e la mia più grande soddisfazione è vedere le coppie ricostruirsi più forti di prima. Perché magari il tradimento ha fatto emergere delle difficoltà importanti di cui non si era mai discusso. O ristabilito delle priorità che erano confuse.

Ti invito, a questo proposito, a leggere altri due articoli:

E se hai bisogno di un supporto, puoi contattarmi per una call conoscitiva.

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maurizio iengo psicologo

Maurizio Iengo

Psicologo, formatore e consulente. Membro dell'American Psychological Association. Da anni studio e pratico l'ipnosi, oltre ad essere formato nella tecnica EMDR - lo strumento più scientificamente validato per il lavoro sul trauma. Collaboro con Psicohelp, uno dei maggiori portali di terapia di coppia in Italia. Ho un master in Terapia e Clinica del Legame di Coppia e sono autore di vari libri, tra cui "Tornare a Vivere", "il Salvacoppie", "La Trappola della Felicità".

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