- Fatto bene o fatto male a lasciarlo
- Sensazione di non aver il cuore in pace
- Lo pensi ancora
- La relazione è ancora al centro dei pensieri
- Sensazione che non sia cambiato nulla
- Pentirsi di aver lasciato: come andare oltre…
- Lasciar passare del tempo
- Un compito di scrittura contro la sensazione di pentirsi di aver lasciato
- Far prevalere la razionalità
- Perché il rimpianto non ha senso
Come psicologo che si occupa di relazioni, mi capita spesso di lavorare con persone che si rivolgono a me perché pentite di aver lasciato un partner. Rimpianto, rimorso, dubbio sulla scelta fatta. Queste sono le sensazioni di cui mi parlano i miei assistiti. Andiamo a vedere cosa fare quando proviamo questo stato d’animo, e si ha la sensazione di pentirsi dopo aver lasciato.
Innanzitutto, teniamo presente che la fine di una relazione ci mette in uno stato simile a quello del lutto dopo aver perso una persona cara. Ma la posizione di chi abbandona è diversa da quella di chi viene lasciato.
I motivi per cui si lascia una persona cara, dopo una lunga relazione, sono diversi. E non si tratta mai di decisioni prese a cuor leggero.
Per questo motivo è normale provare un sentimento di rimorso e persino di pentimento, che riguarda molti aspetti. Vediamo quali e cerchiamo di capire perché questo stato d’animo, apparentemente contraddittorio, è in realtà molto comune.
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Fatto bene o fatto male a lasciarlo
Il rimpianto non è una misura ideale per capire se hai fatto bene o male a lasciare una persona, anche dopo tanti anni.
Molte persone, infatti, rimangono affezionate non tanto all’ex partner, quanto alla vecchia relazione che si aveva con lui, che dopo un po’ di tempo si può idealizzare. Ripensandola dunque in maniera positiva.
Chi lascia lo fa perché vuole sentirsi meglio, togliersi un peso di dosso e iniziare a progettare il futuro. Ma se non tutto va come previsto, inizia una fase di ripensamento che coinvolge anche le ragioni della rottura, portando a rivisitarle.
Ma non è detto che il giudizio a freddo sia meglio di quello a caldo, perché comunque sono in gioco le emozioni.
Ecco alcuni sintomi che le persone provano quando ripensano a una relazione che hanno terminato.
Sensazione di non aver il cuore in pace
Mettersi il cuore in pace, letteralmente, è uno dei motivi per cui si chiude una relazione. Eppure, dopo la fine di una relazione, ci si sente ancora emotivamente coinvolti, insicuri sul proprio stato emotivo. Si passa attraverso stati d’animo di agitazione e ansia, che ci fanno pentire di aver lasciato quella persona.
A volte, quest’ansia si sente anche in termini fisici, con oppressione al petto, difficoltà a mangiare, a dormire, fame d’aria e altro ancora. Questo, può farci sentire in colpa e desiderare di non aver rotto. Quasi come se fosse il nostro fisico a dirci di aver sbagliato.
Lo pensi ancora
Contrariamente a quanto ti aspettavi, quello dell’ex potrebbe restare un pensiero che ritorna di continuo durante la giornata. Quando si lascia qualcuno, è importante dare tempo al tempo, favorendo il processo di separazione e non aspettarsi che il suo ricordo venga cancellato dalla memoria. Continuare a pensare all’ex, è normale.
Tuttavia, a volte restiamo “bloccati”. Si prova una vera e propria ossessione per l’ex, magari con continue visualizzazioni del suo profilo social, delle sue storie, degli stati “in linea” su Whatsapp. Puoi pensare che questo sia un segnale importante, che tu debba guardarti indietro. Eppure, non è detto che sia così.
Se vivi un momento di difficoltà, puoi prenotare una call conoscitiva gratuita e valutare se il mio percorso può fare per te.
La relazione è ancora al centro dei pensieri
Se non è direttamente lui a stare al centro dei pensieri, lo è la relazione. Capita di rivisitare episodi del passato, e ricordare momenti insieme.
Ma più che l’elemento nostalgico in questo caso prevale un ragionamento quasi analitico, il desiderio di capire cosa è andato storto, se sono stati commessi errori evitabili, se si poteva rimanere insieme se certe cose fossero andate diversamente. A volte si scade persino in un meccanismo di dubbio ossessivo, dove le domande la fanno da padrone.
Avere questo tipo di pensieri è ben diverso dal provare nostalgia per una felicità che ora non c’è più.
Sensazione che non sia cambiato nulla
Anche dopo aver rotto, e quindi aver prodotto un enorme cambiamento nella propria vita, hai la sensazione che sia tutto come prima. La felicità, il sollievo che ti aspettavi, non è arrivato: pensavi che allontanando il partner, saresti finalmente stato meglio. Eppure non è così.
Allora puoi iniziare a pensare che forse non dipendeva dalla relazione in sé, ma da fattori esterni che potevano essere giudicati in maniera più obiettiva.
Pentirsi di aver lasciato: come andare oltre…
Anzitutto, se il sentimento è molto forte e c’è un vero e proprio pentimento (diverso dal senso di colpa) occorre assolutamente esplorare la possibilità di una riconcilazione.
Il punto è che non è facile capire, per questo il supporto psicologico è molto importante.
Lasciar passare del tempo
Nella maggior parte dei casi il tempo aiuta a dissipare anche i sentimenti di cui sopra, ma se si agisce sotto l’impulso di essi il rischio è di tornare al punto di partenza: pentirsi di essersi pentiti di aver rotto.
Quanto tempo lasciar passare? Parecchio. A volte possono bastare delle settimane, a volte servono dei mesi. Dipende dal valore della relazione e dal tempo trascorso insieme e anche dall’investimento emotivo.
Il tempo serve anche a riscoprire la propria identità personale al di fuori di una relazione. Quando si è all’interno di una relazione stabile di lunga durata, l’identità di coppia tende a prevalere, ed è normale. Per cui si fanno molte cose insieme e si viene trattati come “coppia” da tutti, sia nelle occasioni sociali, sia nella vita quotidiana.
Riscoprire sé stessi aiuta, ma anche qui serve tempo.
Un compito di scrittura contro la sensazione di pentirsi di aver lasciato
Quando arriva il pensiero, doloroso e carico, di pentimento dopo aver lasciato un partner, spesso cerchiamo di distrarci o non pensarci. Ci sembra la cosa più sensata, eppure raramente funziona.
Cercare di non pensare, sul momento può aiutarci, ma a lungo termine non fa altro che rendere il pensiero più potente e più presente nella nostra mente.
Al contrario, guardare in faccia il pensiero, ci aiuta a contenerlo e renderlo più comprensibile. Quando siamo attanagliati dal dubbio, infatti, c’è un esercizio di scrittura che consiglio spesso.
Procurati un blocchetto e una penna da tenere sempre con te (è importante scrivere su carta e non sul cellulare). Quando arrivano dei pensieri più intensi, difficili da gestire, inizia a metterli su carta esattamente così come li pensi. Immagina di fare una vera e propria “fotografia“, il più accurata possibile, di questi pensieri. Ciò significa avere un ottimo tempismo e una certa precisione. Per cui, è importante iniziare a scrivere nel momento esatto in cui arriva questa sensazione di pentirsi di aver lasciato l’ex. Non un attimo prima, non un attimo dopo, nel modo più accurato possibile il contenuto del pensiero.
Questo ci aiuta a evitare di “scappare” dal pensiero, ma anche a metterlo a fuoco. Perché quando siamo presi dall’ansia di aver lasciato, dal dubbio, dal rimorso, i pensieri tendono a “scappare”. Non si tratta di un pensiero ben definito, ma di mille altri pensieri che creano una nube tossica nella nostra mente.
Far prevalere la razionalità
Se si è arrivati a rompere un motivo ci sarà, e spesso è più di uno.
Quasi sempre la rottura è preceduta da un lungo periodo di dubbi, di promesse di cambiamento dall’altra parte che non vengono mai mantenute, per cui si lascia perché non c’è una reale alternativa e si preferisce ripartire.
Poi si dà anche ragione ai sentimenti: se non si ama più una persona e c’è la possibilità di rifarsi una vita, perché continuare?
Le motivazioni che hanno portato alla rottura probabilmente esistono ancora qualche mese dopo. Se è avvenuta per motivi non conciliabili poi, c’è poco da fare, ci saranno sempre.
Perché il rimpianto non ha senso
Quando ci pentiamo di aver lasciato una situazione, spesso cadiamo vittima del “bias del risultato“. Questo errore cognitivo ci porta a farci credere che avremmo potuto ottenere un risultato migliore se solo avessimo fatto una scelta diversa. In altre parole, tendiamo a sopravvalutare i benefici della scelta non presa e a sottovalutare quelli della scelta che abbiamo fatto.
Nel linguaggio comune, diremmo: “Siamo tutti bravi, col senno di poi!“. Si tratta esattamente di questo. Ricordiamo però che giudicare una scelta dal suo risultato, è sbagliato. La scelta è stata fatta nel passato, e in quel momento aveva senso – o era l’unica cosa da fare. Le nostre vite sono soggette all’imprevedibilità, e purtroppo tendiamo a dimenticarcelo.
Un esempio che faccio spesso, è questo:
Immagina di aver lasciato il tuo lavoro per un’altra opportunità. Se le cose non vanno bene nel nuovo lavoro, potresti iniziare a pensare che avresti dovuto rimanere nel tuo vecchio lavoro. Tuttavia, al momento della decisione, avevi a disposizione solo determinate informazioni. Forse il tuo vecchio lavoro era diventato stressante o insoddisfacente, e avevi bisogno di un cambiamento. Il fatto che le cose non siano andate bene nel nuovo lavoro non significa che hai fatto la scelta sbagliata. Solo che le conseguenze (che sono sempre imprevedibili), non sono state quelle sperate.
Ecco che pentirsi di aver lasciato l’ex, si può guardare come lo stesso tipo di errore: un inganno della mente.
In definitiva, pentirsi di aver lasciato può essere normale. Ma spesso il sentimento è più uno stato d’animo legato alla nostalgia, al rimpianto per la relazione più che per la persona, perché stare da soli – dopo aver vissuto da coppia per tanto tempo – non è semplice.
Se questi sentimenti però prevalgono allora il mio consiglio, è quello di rivolgersi a uno psicologo che possa aiutarti.