Superare la fine di una relazione, se questa è andata avanti per tanti anni o addirittura è la storia della vita, non è sempre semplice.
La sensazione di avere un cuore spezzato può durare per tanto tempo e sorgono dubbi che coinvolgono un po’ tutto: la propria persona, il carattere dell’ex, il valore degli anni trascorsi insieme, l’incertezza di quelli a venire.
L’età in cui questa rottura avviene può fare la differenza. Quando si è giovani, abbiamo la sensazione di avere tanto tempo a disposizione e quindi più opportunità, anche sul piano sentimentale.
Se la fine di un amore arriva a una certa età, quando i progetti che si avevano in mente sono già stati realizzati o non c’è più nulla da aggiungere, si può essere travolti dalla sensazione che non sia più possibile rimettersi in gioco.
Qui, invece, in qualità di psicologo che si occupa di “superamento delle rotture” devo subito dire che non è così. E il motivo è chiaro: non viviamo una sola vita.
Una nuova vita
Durante la fase della nostra esistenza viviamo più vite, distinte tra loro e appartenenti a periodi che ci vedono agire e operare in contesti del tutto diversi. Il nostro passato, benché legato a noi dalle memorie e dalla nostalgia, in certi casi diventa quasi irriconoscibile.
Chi ha fatto tanta strada nel mondo del lavoro o della crescita personale, come uomo o donna, spesso fa fatica a pensare com’era nel passato, a quanto era diverso prima.
Ci sono persone e rapporti che entrano ed escono dalla nostra vita, così come fanno i luoghi. Per tutto conserviamo una memoria, a volte piacevole, in qualche caso spiacevole. Ma la verità è che tendiamo a vivere più vite.
E vivendo più vite, quando finisce una relazione, semplicemente stiamo entrando in una nuova fase.
La resistenza a questo nuovo ingresso è tenace. Non vorremmo farlo. Ci rendiamo conto che, dal giorno successivo alla rottura, le nostre giornate saranno diverse. E ciò influenzerà pesantemente le nostre abitudini. L’incertezza dell’ignoto, la consapevolezza di aver perduto qualcosa di prezioso, l’incapacità di comprendere come mai sia davvero finita (a volte sembra solo un brutto incubo…) sono gli ingredienti amari di questi giorni.
Ma è una fase di transizione verso una nuova vita. Un nuovo capitolo fatto di pagine bianche che puoi riempire.
Allora come facilitare questa transizione? Come fare in modo di scrivere delle nuove, belle pagine?
Il passato non va cancellato. Come dimensione empirica della nostra vita è insegnamento, esperienza, ma anche un’emozione legata ai momenti vissuti insieme alla persona importante che ora non sta più con noi.
Cosa ci portiamo di questa vita nella nuova? Tanto, ma nella stessa misura in cui portiamo con noi il ricordo delle amicizie o delle avventure giovanili: ciascuna con il suo peso.
Concediti del tempo
Il fattore tempo è il miglior alleato perché – spiace dirlo – il tempo porta a vivere i ricordi meno intensamente. E non abbiamo grandi armi per selezionare quelli che vogliamo ricordare meglio, rispetto a quelli che vorremmo buttare nel cestino per sempre.
Ma il tempo è una risorsa, e come tale non va sprecata.
Il dolore va elaborato, non c’è dubbio. E devi dare tempo al dolore. Non devi soffocarlo. L’importante è che sia una fase di transizione. Obiettivamente non puoi pensare che durerà per anni e che un giorno cambierà tutto e tornerete insieme. Non funziona così.
Le relazioni possono durare per sempre, ma anche rompersi. E durante la vita, come detto sopra, si aprono diversi capitoli collegati a persone che poi spariscono senza che lo vogliamo.
Riscoprire sé stessi
Una volta terminata la relazione di coppia, per superarla occorre disfarsi dell’abito del partner. Se la vita di coppia era percepita come “validante” e “confermatoria” di alcune premesse fondamentali della propria vita, incluso lo status sociale, ora è necessario calarsi nella nuova realtà.
Può capitare di trovarsi scoraggiati, magari c’era una dipendenza affettiva nascosta, non calcolata, che può rendere più difficile accettare la situazione, ma prima di tutto vieni tu. Peggio ancora potresti essere stato o stata in una coppia dove è presente la “limerenza”, cioè quel fenomeno di ultra-attaccamento che esclude una visione alternativa a quella di amarsi follemente e stare insieme.
Una volta soli, si ha proprio voglia di starsene un po’ per i fatti propri. Questo, per tanti, significa isolarsi, mollare un po’ gli amici, non uscire spesso, prendersi meno cura di sé. È come se agissi in un modo che sembra dire che non possiedi più quel valore che avevi prima, quando stavi in coppia.
Ma in realtà conviene focalizzarsi sugli aspetti positivi che hai sempre portato nella relazione, i valori che possiedi e che l’hanno fatta andare avanti. Da questi devi ripartire per costruire una nuova vita, perché definiscono davvero chi sei.
Continua a fare le cose che ti piace fare
La vita continua, si dice, ma la realtà post-rottura è complicata. La prima tentazione, quando si rompe una relazione, è quella di smettere di frequentare luoghi e persone che facevano parte di quello che chiamo Universo-Coppia.
Fare attività ludiche, sportive, andare per luoghi particolari, addirittura hobby e interessi sorti solo durante la relazione. All’interno di una coppia di lunga durata, i partner finiscono per influenzarsi e assumere stessi comportamenti e stessi interessi.
Terminata questa fase, ne inizia un’altra. Ma posto che ci sono cose che si potevano fare solo in coppia, cosa ti impedisce di continuare a svolgere un’attività o andare in un posto che ti piaceva? Puoi continuare a farlo. Se è entrato dentro di te, vuol dire che fa parte di te.
È chiaro: si è portati a pensare alla classica scena da film del “posto che ti ricorda lei”, “io e lui facevamo sempre questo insieme”.
Ma a meno che tu non sia molto giovane, questa fase malinconica non ha proprio senso. E anzi, di norma capita che rifare da solo o da sola le cose che ti piaceva fare in coppia, ha solo un effetto benefico. E che riscoprendo il piacere di farle, hai la prova che questo dipendeva da te e non dall’essere in coppia.
Quando ci sono anche dei figli con l’ex-partner, questo è ancora più importante.
Pensa al passato in modo realistico
Dopo aver terminato una relazione importante, che lascia ferite sanguinanti, viene quasi spontaneo guardare al passato in termini assolutistici: è tutto bianco o tutto nero. Per cui possono prevalere l’odio, il rancore, il livore oppure la mitizzazione di un’epoca che non tornerà più.
Smaltita la delusione iniziale, occorre guardare al passato con sincerità. Se la relazione è finita vuol dire che alla fine non stava più funzionando. Che quell’energia che l’aveva alimentata fino a poco tempo prima della rottura, forse era finita.
Ci sono relazioni che non funzionano e si trascinano per molto tempo, prima che avvenga l’inevitabile rottura, che spesso è uno sfilacciamento prolungato che alla fine porta a spezzare l’ultimo filo che connette le due parti.
Farsene una ragione significa anche guardare al passato con realismo. Ripensa alle liti, ai silenzi, ai fastidi che sicuramente avranno preceduto la rottura. Erano davvero tutte rose e fiori?
Si può sempre trovare di meglio…
La vita è fatta di incontri con persone che possiedono qualità e difetti. Noi stessi diventiamo oggetto di un giudizio altrui. Può capitare di essere abbastanza fortunati da essere simpatici e piacevoli a un buon numero di persone, ma la verità è che i rapporti che contano – quelli basati sulla semplice noncuranza dei difetti reciproci – sono veramente pochi.
Ma il numero delle persone speciali che possiamo incontrare non è limitato. Ci sono persone che possono dirti di essersi rifatte una vita in modo del tutto inatteso.
Nella mia esperienza ho avuto a che fare con coppie felici, che venivano da relazioni precedenti finite male, che sembravano insuperabili.
Magari le persone non cambiano, ma le circostanze sì, e sono sempre pronte a offrire opportunità e sorprese.
Ha senso rivolgersi ad uno psicologo?
Mi rendo conto che i consigli dati sopra possano sembrare troppo razionali, distanti dall’impatto emotivo di una rottura, ma non è così.
Per esperienza ti posso dire che dopo la fase di superamento e transizione, i miei pazienti arrivano alle stesse conclusioni e fanno proprio questi ragionamenti.
Ma siamo d’accordo sul fatto che la fase di superamento può essere complicata.
Per questo motivo, fin dagli inizi della mia professione di psicologo, mi occupo di aiutare quelle persone che desiderano superare la rottura elaborando il trauma, facendo pace con sé stessi e il proprio recente passato, e uno sguardo più fiducioso e sereno verso il futuro.