Di seguito vorrei parlarvi, tramite un estratto della mia tesi di laurea (“La terapia manuale e l’esercizio terapeutico in supporto al trattamento dei disordini psicologici“), di una patologia molto diffusa ma poco diagnosticata, la “depressione puerperale“. È importante evitare di entrare in quella sorta di “diffusa paranoia” in cui purtroppo si trovano spesso le gestanti, che non fa altro che causare pericolosi effetti nocebo! Di conseguenza, invito le donne incinte particolarmente sensibili all’argomento di smettere di leggere!
Di seguito vengono presentati i risultati di uno studio condotto da Field et al. in cui si assegnano delle donne con diagnosi di depressione in gravidanza a due diversi gruppi di trattamento: il primo gruppo viene sottoposto a un trattamento classico con psicoterapia interpersonale; il secondo gruppo viene sottoposto allo stesso trattamento con aggiunta di sedute di massoterapia. I risultati sono eccezionali!
È di osservazione comune il fatto che durante la gravidanza, alcune donne presentano una sintomatologia genericamente definibile come ansiosa o ansioso-depressiva, più frequentemente durante le fasi iniziali della gravidanza stessa; inoltre, il fatto che in donne già sofferenti di disturbi psichici, la gravidanza può aggravare complessivamente la sintomatologia depressiva.
La depressione in gravidanza, anche conosciuta come “depressione antenatale” e “depressione puerperale”, è uno dei disturbi psicologici della sfera perinatale. La patologia è stata solo recentemente individuata, a causa dell’errata convinzione che gli ormoni prodotti in gravidanza siano fattori protettivi sufficienti contro la depressione [1]. Questo sottovalutare la complessità delle alterazioni psicologiche in gravidanza, con una conseguente e ingiustificata semplificazione quasi “equazionale”, che vuole identificare la produzione ormonale con dei sentimenti positivi, ha causato una diffusa ignoranza sulla patologia.
Il problema principale che si pone in una condizione di tal genere è quello relativo alla cura della depressione postpartum e alla eventualità di un intervento farmacologico antidepressivo, specie a proposito del periodo di allattamento al seno.
È noto che la regola base è quella di evitare la somministrazione di qualsiasi farmaco a una donna in gravidanza (soprattutto durante il primo trimestre) o in allattamento. Tale regola, tuttavia, può essere violata in qualche caso quando il disturbo mentale della madre è grave. I due psicofarmaci più teratogeni sono il litio e gli anticonvulsivanti. Anche gli altri farmaci psicoattivi (antidepressivi, antipsicotici e ansiolitici), benché meno chiaramente associati a difetti congeniti, dovrebbero essere evitati, se possibile, durante la gravidanza. Inoltre, la somministrazione di psicofarmaci al momento del parto o vicino a esso può causare un’eccessiva sedazione al neonato, che pertanto potrebbe avere necessità di un respiratore meccanico, oppure essere fisicamente dipendente dal farmaco o avere necessità di disintossicazione o del trattamento di una sindrome da astinenza.
Infine, virtualmente tutti i farmaci psicotropi sono secreti dal latte materno; pertanto, le madri che assumono questi agenti non dovrebbero allattare i loro neonati. Considerata la grande importanza dell’allattamento al seno la eventualità di una terapia farmacologica antidepressiva nel periodo puerperale ed in quello dell’allattamento, deve essere attentamente valutata dallo specialista psichiatra curante.
1.2 Gli effetti della depressione sul neonato
La gravità della depressione puerperale non è da sottovalutare: molti sono infatti gli effetti negativi che la malattia della madre causa al figlio. Il problema è spesso di natura pratica: le statistiche vogliono che il fattore di rischio principale della depressione prenatale sia lo status socio-economico [1]. L’importanza dell’intervento prenatale è sottolineata dalle vulnerabilità associate a tale depressione: utilizzo di caffeina, nicotina, alcol e droghe [2], così come complicazioni pre e perinatali [3]. Le gravide depresse sono anche più soggette a gravidanze pretermine [4] e hanno spesso neonati che vengono ricoverati in terapia intensiva per complicazioni quali displasia bronchiale e polmonare ed emorragia intraventricolare. I neonati delle donne depresse sono anche soggetti a maggior rischio di nascere sottopeso (<2500g) e piccoli per l’età gestazionale (<10° percentile) [5]. Il sottopeso, ricordiamo, è una delle principali cause di morbidità e mortalità fetali. Questi bambini continuano a esperire ritardi nella crescita durante il primo anno di vita [6], che continuano sino all’adolescenza [7].
In uno studio condotto sugli effetti della depressione prenatale sul feto e sul neonato, sono stati valutati lo stato d’umore e i livelli biochimici pre-parto in donne con e senza depressione prenatale. Al periodo neonatale, sono stati osservati i livelli biochimici della madre e del neonato: l’EEG, il tono vagale e il comportamento nel neonato. Inoltre, è stata somministrata la Brazelton Neonatal Behavior Assessment Scale(Scala del Comportamento Neonatale di Brazelton). Le madri con sintomi depressivi, avevano maggiori livelli di cortisolo prenatale e minori livelli di dopamina e serotonina. Le madri con sintomi depressivi erano anche più soggette a gravidanze premature e avevano bambini sottopeso. Anche i neonati delle madri depresse avevano maggior livello di cortisolo e minor livello di dopamina e serotonina, di fatto rispecchiando le alterazioni della madre. I neonati avevano anche un’attivazione relativamente maggiore dell’emisfero destro del lobo frontale all’EEG e un minor tono vagale, di nuovo in accordo con i risultati delle madri. Sulla scala Brazelton, i neonati delle donne depresse avevano peggiore assuefazione positiva, orientamento, capacità motoria, stabilità autonomica e punteggi di depressione.
1.3 Terapie a confronto
Gli interventi prenatali nelle donne depresse nello studio in esame includevano antidepressivi, terapie alternative e psicoterapia. La letteratura sull’uso degli inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina è inconclusiva. Questi studi sono limitati a piccoli campioni, studi non controllati ed effetti a lungo termine sconosciuti. Inoltre, la maggior parte delle donne –anche quelle che assumevano già antidepressivi-, hanno scelto di sospendere l’assunzione del farmaco in favore di terapie alternative.
La massoterapia ha avuto un effetto positivo sulle donne con depressione puerperale, con una diminuzione della patologia, dei livelli di cortisolo, dell’incidenza delle nascite premature e del basso peso alla nascita. In questo studio, le puerpere depresse hanno ricevuto un massaggio di 20 minuti dal partner per due volte a settimana dalla ventesima alla trentaduesima settimana di gestazione. Alla fine dello studio, il gruppo del massaggio ha esperito minori sintomi di depressione, minori livelli di norepinefrina nelle urine e livelli di cortisolo. Inoltre, livelli elevati di dopamina e serotonina rispetto ai gruppi di controllo sottoposti a terapia di rilassamento e terapia standard. Il gruppo di massaggio ha anche avuto minori complicazioniostetriche e postnatali.
Nonostante sia stato pubblicato un solo studio sull’utilizzo della Psicoterapia Interpersonale (IPT), diversi trial clinici ne hanno documentato l’efficacia nel trattamento della depressione post-natale. La Psicoterapia Interpersonale è un tipo di psicoterapia a tempo limitato che si differenzia dalle altre (come la psicoanalisi) perché si concentra sul presente piuttosto che sull’analisi delle relazioni passate e dalla cognitivo-comportamentale perché non include l’utilizzo di compiti da svolgere a casa. L’efficacia di questa terapia è stata studiata dal “National Institute of Mental Health Treatment of Depression Collaborative Research Program” ed è stata classificata come equivalente all’Imipramina (un antidepressivo triciclico) e alla Psicoterapia Cognitivo-Comportamentale nel trattamento della depressione lieve e moderata[8].
Nello studio di Field, qui presentato, è stata dimostrata l’importanza di associare a questo tipo di trattamento,quello massoterapico.
[1] De Tychey, Splitz, Briancon, Lighezzolo,Girvan, Rosati, Thockler, Vicent, 2005; Stowe, Hostetter, & Newport, 2005
[2] Diego, Field, Hernandez-Reif, Vera,Gil, & Gonzalez-Garcia, 2007; Zuckerman, Frank, & Mayes, 2002
[3] ablensky, Morgan, Zubrick, Bower & Yellachich, 2005; Nakano,Oshima, Sugiura-Ogasawara, Aoki, Kitamura & Furukawa, 2004
[4] Field, Diego, Dieter, Hernandez-Reif, Schanberg, & Kuhn, et al, 2004a; Sandman, Glynn, Schetter, Wadhwa, Garite, Chicz-DeMet, Hobel, 2006
[5] Field et al., 2004a; Hoffman & Hatch,2000
[6] Rahman, Iqbal, Bunn, Lovel & Harrington, 2004
[7] Murray & Cooper, 1997
[8] Elkin, Shea, Watkins,Imber, Sotsky, Collins, 1989
[1] Depression during pregnancy, The Baby Center
Puoi cliccare sul mio nome per contattarmi direttamente su Whatsapp!
On this website we use first or third-party tools that store small files (cookie) on your device. Cookies are normally used to allow the site to run properly (technical cookies), to generate navigation usage reports (statistics cookies) and to suitable advertise our services/products (profiling cookies). We can directly use technical cookies, but you have the right to choose whether or not to enable statistical and profiling cookies. Enabling these cookies, you help us to offer you a better experience. In the same page you will be able to find information on how we manage your data (GDPR). Cookie policy